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Latina. L'Isola che non c'è. Chi la notte la passa in bianco chiede la soppressione delle notti bianche. Un salto indietro nel tempo
“Seconda stella a destra, questo è il cammino...” cantava Edoardo Bennato. Era il 1980 e “L’Isola che non c’è” risuonava nelle feste di pomeriggio di una Latina che ancora non conosceva la vita notturna. C’era “La Perla” al mare d’estate e “Rocco” su via Cesare Battisti, dove oggi c’è il Gambrinus. Il brivido del cornetto di notte era garantito da Cepollaro. Latina finiva lì, con l’appendice costituita dal Noa Noa, la discoteca sul lido, dove si arrivava in due sul motorino anche nelle notti di gennaio. Senza casco. I più fortunati avevano il parabrezza. Bastava rimediare mille lire per la benzina. Chi aveva compiuto i diciotto anni, potendo usufruire della macchina in prestito dalla mamma e disporre di un margine ampio di libertà, raggiungeva Roma o San Felice Circeo. E, se aveva “lo stereo” in macchina ascoltava “L’Isola che non c’è” di Bennato, dal nastro registrato dal disco dell’unico della classe che se l’era comprato. Lo stereo, che era ad altissimo rischio di furto, passava delle nottate fantastiche - sotto il braccio del padrone che se lo portava in pizzeria e in discoteca - per finire come terzo incomodo muto sulla spiaggia di chi era più fortunato e riusciva a concludere in modo sostanzioso.
Dalla capitale arrivavano racconti fantastici di chi era approdato all’università e, ovviando al pendolarismo, aveva affittato un appartamento da dividere con altri sette studenti. Di notte a Roma si potevano fare tante cose e c’erano eventi anche per la strada. Si suonava la chitarra e tra una birra ed una fumata più o meno legale si facevano incontri incredibili e, almeno nei resoconti, dal finale epico.
Oggi la realtà ha preso il posto della narrativa a 60 chilometri da casa. Per raccontare qualcosa di stupefacente occorre minimo fare l’Erasmus. E già quello è scontato, meglio la vacanza studio in America. L’incontro con qualcuno della stessa città è meno probabile e di conseguenza meno alto il rischio di essere smentiti.
Le suonate all’aria aperta, i locali, i luoghi d’incontro sono anche qui in abbondanza. Quanto al rimorchio, ci si pensa di meno, si agisce di più e a raccontarlo non c’è neanche gusto. Se proprio la notizia è da prima pagina occorrono le prove con una foto trasmessa per mms.
Chissà che un coprifuoco, come quello chiesto dai residenti della zona del centro di Latina dove due sabati fa si è fatto un po’ più di baccano del solito per l’iniziativa notturna chiamata proprio “L’isola che non c’è”, non possa restituire alla leggenda le storie dei ventenni pontini.
Maria Corsetti
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