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Latina. La Riforma per una nuova Italia. Domenico Nania: «Noi siamo disposti a lavorare con questo centrosinistra per l'iter in parlamento»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS con il sen. Domenico Nania di Alleanza Nazionale, a Latina per illustrare le ragioni del "Si" al referendum del 25 e 26 giugno sulla riforma costituzionale, nel corso del convegno "La riforma per una nuova Italia", introdotto dall'on. Riccardo Pedrizzi, commissario della Federazione Provinciale di Latina di An, e moderato da Francesca Fasani e Marilena Sisca, responsabili rispettivamente del Dipartimento Pari Opportunità e del Dipartimento Scuola della Federazione. Il Presidente della Repubblica Giorgio Napolitano ha rivolto ieri un forte appello agli italiani affinché l'affluenza alle urne sia alta, ma ha anche affermato che, dopo i il referendum, qualsiasi sia il risultato, le riforme dovranno tornare in Parlamento, alla ricerca di un più ampio consenso. Il centro destra è disponibile e in cosa può essere migliorata la riforma costituzionale? «Noi siamo sempre stati disposti. Anche quando eravamo al governo, abbiamo sempre detto che, lavorando insieme, si possono "aggiustare" le cose. Sono stati gli altri che non hanno voluto lavorare insieme a noi, quindi io ritengo che se vince il "Si", si potrà lavorare, mentre se vince il "No" ci saranno ricatti e condizionamenti: c'è già il veto della sinistra estrema che pesa parecchio e che non intende riformare alcunché, per cui tutto resterebbe come prima. Ci sono stati trent'anni di parole sulle riforme; una volta che una riforma è stata fatta, conviene intanto approvarla e poi - se è da migliorare - si migliora. D'altronde, loro ora hanno la maggioranza per migliorarla, se vogliono. È ovvio che se vince il "Si", essendo loro maggioranza, si può migliorare. Lo possono fare insieme a noi, o da soli. Se vince il "No", invece, subiranno tanti di quei veti incrociati da parte della sinistra estrema che eviteranno di ripensarla, e tutto resterà come prima». Quali saranno, secondo la riforma costituzionale per cui si andrà al referendum, gli effetti della devoluzione su sanità, scuola e polizia locale? «Le attribuzioni su scuola, sanità e polizia locale le Regioni ce l'hanno già, derivano appunto dalla riforma costituzionale del centro sinistra del 2001. Quando si dice che con la devoluzione si trasferiscono materie dallo Stato alle Regioni, si dice una grande menzogna, perché con la devoluzione si chiarisce bene cosa fanno le Regioni e cosa fa lo Stato. Per capire che la sanità alle Regioni gliel'ha già data il centro sinistra, basta pensare al fatto che quando si fa un concorso per infermiere, non è il Governo centrale che fa il concorso ma il governo regionale. La nomina dei direttori delle Asl dipende dai governi regionali; il piano sanitario regionale lo fanno le Regioni. Questa è una realtà che sanno tutti, eppure continuiamo ad ascoltare la menzogna secondo cui per adesso la sanità è dello Stato e, se passa la nostra riforma, viene trasferita alle Regioni. Non è così: la sanità da parecchi anni è delle Regioni. Non solo, quando l'hanno data alle Regioni, hanno anche abolito il Ministero della Sanità, tant'è che noi, quando abbiamo vinto le elezioni, abbiamo istituito il Ministero della Salute, che è un'altra cosa, perché la sanità è un'organizzazione, un sistema burocratico, mentre la salute è un diritto. Noi abbiamo potuto fare il Ministero della Salute, ma non abbiamo potuto fare il Ministero della Sanità, perché era delle Regioni. Noi, con la devoluzione, lasciamo l'organizzazione sanitaria alle Regioni, ma ci prendiamo, come Stato, la tutela della salute». Secondo la riforma che gli italiani sono chiamati a confermare o meno, quali saranno i poteri della figura del nuovo Primo Ministro? «Quelli che scaturiscono da studi condotti soprattutto dalla sinistra, perché noi di destra siamo sempre stati per l'elezione diretta del Presidente della Repubblica. Il centro sinistra aveva prima detto: "Lavorate sull'elezione diretta del Presidente del Consiglio". Ci hanno anche fatto pervenire la loro bozza (la cosiddetta "bozza Amato"), che noi abbiamo trasferito nelle norme, e poi loro hanno lo stesso votato contro. Quindi sono esattamente i poteri che il centro sinistra ha sempre voluto per il Primo Ministro».

Andrea Apruzzese

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