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Latina. Shaw 150. Clemente Pernarella: «Il Fasciocomunista lo volevo fare io. Ho sempre avuto nel cuore Pennacchi. Pure a Teatro...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Clemente Pernarella, ieri a Palazzo Caetani per la presentazione di «Shaw 150», l'ultimo libro di Antonio Pennacchi edito da Mondadori. Ormai ti conosciamo tutti per le fiction e i reality show, qui sei per... «A me da sempre piace Pennacchi. Credo che sia uno degli autori contemporanei più brillanti ed intelligenti. Sin dagli esordi mi è piaciuto confrontarmi con un tipo di teatro e di cultura più profondo, più impegnato, più d'élite. Così ho sempre avuto in testa Pennacchi. Ho portato in teatro «L'autobus di Stalin». Ed avrei voluto fare io, con lui, la riduzione cinematografica del suo «Fasciocomunista». La faranno invece, come è noto, Luca Zingaretti e Daniele Lucchetti. Tant'è. Oggi invece interpreto i racconti di questi libro che mi sono piaciuti di più. Ironici, provocatori ma anche introspettivi e commoventi, come il dolcissimo «Occhi verdi», forse il mio preferito». Domanda banale che il lettore si aspetta di leggere. Come si arriva dove sei arrivato tu? «Rispondo con quanto mi veniva risposto a suo tempo quando lo chiedevo io: studiare, prepararsi, crescere. Il mondo dello spettacolo è impietoso e fa carne di macello. Bisogna saper rimanere in piedi. E non è facile».

Biagio Genovesi

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