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Latina. Competere per crescere. Vincenzo Parnolfi: «Abbiamo la grande occasione di poterci riagganciare al mondo delle imprese nazionale»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Vincenzo Parnolfi, presidente di Confindustria Latina. Si è svolta ieri presso il Borgo di Fossanova l'annuale Assemblea Pubblica di Confindustria "Crescere per competere, competere per crescere". Qual è la situazione delle imprese nella provincia pontina? «È una provincia che potrebbe agganciarsi alla ripresa che si vede a livello nazionale (piccola, ma comunque è una ripresa), che però ha ancora difficoltà a trovare quella coesione istituzionale per poter andare avanti». Quali le richieste principali che rivolgete alle istituzioni? «Per prima cosa, una maggiore attenzione al territorio di Latina: un territorio che come sappiamo è isolato, e quindi ancora una volta chiediamo le infrastrutture, materiali ed immateriali. Le nostre aziende sono soprattutto manifatturiere, il che significa che entrano merci ed escono merci: non è possibile ottenere uno sviluppo, se un territorio non si adegua con le infrastrutture necessarie. Ma i problemi sono anche altri: noi abbiamo bisogno che il territorio si unisca, faccia più coesione. Dobbiamo iniziare a chiederci: "Tra dieci anni, cosa vogliamo essere?". Dobbiamo iniziare a buttare giù delle linee programmatiche per ottenere gli obiettivi che ci vogliamo porre». Lunga ed approfondita l'analisi contenuta nella relazione che Parnolfi ha letto all'inizio dei lavori dell'assemblea (coordinati dal direttore generale di Confindustria Latina, Sergio Viceconte), dopo il saluto introduttivo del sindaco di Priverno, Umberto Macci. Di fronte al ministro dei Trasporti, Alessandro Bianchi, al presidente di Confindustria Lazio, Giancarlo Elia Valori, all'assessore alla Piccola e Media Impresa della Regione Lazio, Francesco De Angelis, al presidente della Piccola Industria di Confindustria, Giuseppe Morandini, Parnolfi ha ancora una volta puntato l'indice sui due problemi "storici" che frenano lo sviluppo a livello internazionale, per l'intera Europa: «L'eccesso di regolamentazione e di burocrazia, che costituisce fattore di ulteriore moltiplicazione della già gravosa disciplina nazionale, mette a rischio la competitività delle imprese, soprattutto piccole e medie, e comunica un'immagine dell'Europa lontana dalle reali esigenze dei cittadini. Semplificare, dunque, ma non basta: dobbiamo anche fare in modo che il nostro Paese entri a pieno titolo nelle direttrici di trasporto europeo: lo sviluppo è trainato dalle grandi infrastrutture che si chiamino Alta Velocità o Corridoi, perché l'Europa poggia, prevalentemente, sul collegamento tra i diversi territori e le diverse anime che la compongono». Poco confortante anche il quadro nazionale italiano: se da una parte infatti sembra che l'Italia si stia agganciando alla ripresa internazionale, dall'altro vi sono diversi "freni". «Abbiamo un costo del lavoro per unità di prodotto cresciuto negli ultimi cinque anni del 17%: il doppio di Francia e Stati Uniti e 13 volte più della Germania; la produttività italiana è rimasta invariata, mentre è aumentata in Germania, Francia e Usa; l'energia in Italia costa il doppio rispetto - ad esempio - a Svezia o Regno Unito». Auspicata una leadership politica stabile e in grado di fare delle "scelte indispensabili per la vita del Paese", per Parnolfi sono «improrogabili» le riforme nel senso della liberalizzazione e della competitività dei mercati, dello snellimento e della modernizzazione della macchina pubblica, della semplificazione e della certezza normativa, necessarie per aprire alla concorrenza settori come quello dei servizi. «L'onere per adempimenti burocratici - per il presidente di Confindustria Latina - solo alle Piccole e Medie Imprese costa 15 miliardi di euro all'anno, pari ad oltre un punto del Pil, e per aprire un'attività d'impresa in Italia vengono richieste fino ad 80 autorizzazioni. I primi provvedimenti varati dal nuovo Esecutivo in materia di liberalizzazioni (esempio di riforme a costo zero), rappresentano un pezzo di un percorso necessario per creare le condizioni di un mercato libero e competitivo». Altro provvedimento "cardine" richiesto al Governo è la riduzione del costo del lavoro: in Italia ogni 100 euro di retribuzione netta per i lavoratori, le imprese sopportano costi per 183 euro; considerando anche Tfr, Inail e Irap, il costo sale a 206 euro. La riduzione del costo del lavoro deve però essere accompagnata da altre iniziative, definite "le grandi priorità", come l'aggiustamento della struttura dimensionale delle imprese; la spinta all'internazionalizzazione; la ricerca moderna, finalizzata all'innovazione di prodotto ed organizzativa; una politica della formazione attenta ai temi del mondo produttivo; l'ammodernamento del credito e dei mercati finanziari; una politica di infrastrutture, trasporti e logistica energia e ambiente al passo con i tempi. Fortissime infine, nell'analisi della situazione locale della provincia di Latina (ricca di comparti tradizionalmente forti come il chimico-farmaceutico, l'agro-alimentare, il meccanico-aeronautico e l'edilizia, cui si affiancano il turismo e la nautica-cantieristica), le richieste di "fare sistema", di accrescere la qualità della formazione (legandola al rapporto con l'impresa) e di avere un quadro infrastrutturale degno del territorio, in una parola, di "collegamenti moderni". «È davvero venuto il momento di compiere le scelte e di farlo in fretta: per uscire dal suo storico isolamento e per aiutare le nostre aziende a competere, Latina ha bisogno di strade, porti, aeroporti, infrastrutture energetiche ed ambientali». Sulla stessa lunghezza d'onda anche il presidente di Confindustria Lazio, Giancarlo Elia Valori, che ha sottolineato come la crescita dipenda dagli abbattimenti dei costi d'impresa, affiancati a forti interventi sulla ricerca, a forme di vantaggio fiscale territorialmente orientate. «In base alle indagini Ocse vi sono segnali di ripresa in Europa: dobbiamo essere in grado di coglierli al volo. L'Italia ha il punto di forza della sua economia nella predominanza di piccole e medie imprese (il 95% delle imprese associate a Confindustria)». Per Valori sono necessari metodi avanzati di organizzazione della produzione, incentivazione dei distretti industriali, investimenti su ricerca e formazione, ed un rapporto diverso con il sistema bancario, che deve investire di più nell'assistenza finanziaria alle imprese. Il recente decreto Bersani «è apprezzabile, ma sono necessari nuovi livelli di sintesi, così come è necessario evitare le contrapposizioni tra cittadino-consumatore, cittadino-cliente e cittadino-lavoratore». Indispensabile, per il presidente di Confindustria Lazio, investire sulla formazione: «Si compete in economia, ma bisogna competere anche negli studi». E, relativamente al fenomeno immigrati: «La loro presenza può essere una risorsa per il Paese, ma solo se è regolata e se si adottano politiche precise per l'integrazione».

Andrea Apruzzese

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