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Latina. Pericolo: le mani dei cattolici sulla scuola. Maria Mantello: «L'istruzione deve rimanere statale e soprattutto aconfessionale»

Il “Corriere della Sera” domenica 16 luglio ha pubblicato un’intervista al cardinale Scola, dove questi auspica la fine della scuola statale e il principio di sussidarietà. Che poi significa lasciare ai privati la gestione della formazione. E allo Stato l’onere di finanziarla. E’ interessante forse ricordare che ad esempio Pio XI, nell'anno del concordato fascista (1929) ricordava nella Divini illius magistri: “La scuola …è di natura sua istituzione sussidiaria e complementare della famiglia e della Chiesa … tanto da poter costituire, insieme con la famiglia e la Chiesa un solo santuario, sacro all'educazione cristiana”. Non sono dunque argomenti nuovi quelli del cardinale. In Italia, la Chiesa li va reiterando con insistenza dall’Unità. Allo scopo di contrastare la scuola statale laica e contrapporvi la sua formazione religiosa. Magari pagata con i denari della collettività. Ancora dopo l’avventura fascista, i nostri Padri Costituenti, in nome del supremo principio della laicità dello Stato, si trovavano a contrastare e respingere un emendamento volto a finanziare la scuola privata per il ruolo di " servizio pubblico". E, nel giugno del 1964, proprio sul finanziamento alle scuole private cadeva il II governo di centrosinistra di Moro. Ma, qualche anno fa, Giovanni Paolo II è stato più fortunato, ottenendo il “sistema paritario integrato”. Un pasticcio giuridico in base al quale le scuole private pubbliche, da istituzioni a cui la nostra Costituzione riconosceva la parità nel rilasciare titoli di studio equipollenti, sono assurte allo status di erogatrici di un servizio che integra il sistema dell'istruzione statale. Sulla base di questa legge, aggirando l’art. 33 della Costituzione, sono stati previsti per queste scuole (in prevalenza cattoliche) tutta una serie di finanziamenti più o meno diretti. Come se ciò non bastasse, adesso per bocca del patriarca di Venezia, Angelo Scola, il Vaticano chiede chiaramente: “lo Stato smetta di gestire la scuola e si limiti a governarla. Rinunci a farsi attore propositivo diretto di progetti scolastici per lasciare questo compito alla società civile”... “Tutti i soggetti e le realtà associate, qualunque sia la loro visione dell’educazione, ... devono avere diritto e risorse .... per aprire scuole e università”. Insomma la scuola statale scompaia. Ogni realtà locale abbia la sua scuola. Ovviamente pagata da tutti i cittadini. Scuole leghiste, cattoliche, musulmane, ecc. Ognuno nel suo ghetto! Anche se il cardinal Scola prevede l’accesso libero. Cosa che attualmente è certa solo nella scuola statale, dove certamente non ti chiedono di presentare certificazioni d’appartenenza religiosa. Eppure, c’è chi sostiene che grazie a queste scuole, dove per contratto gli insegnanti devono aderire all’impostazione ideologico-pedagogica dell’ente privato per cui lavorano, si verrebbe incontro alle esigenze di una società multietnica e multiculturale. Ma pluralismo non significa omolagozione familista ad un gruppo. Compito di uno Stato democratico è garantire prioritariamente il diritto-dovere di ogni individuo a sviluppare responsabilmente autonome capacità di giudizio e di azione. E questo spesso necessita che il bambino sia difeso dalle costrizioni etnico-culturali, perchè non sia il clonato di un’appartenenza identitaria predefinita. Educare ed istruire significa creare i presupposti per lo sviluppo e l’emancipazione individuale e sociale. Attualmente solo la scuola statale, perchè aconfessionale, laica e plurale favorisce questo.

Maria Mantello


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