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Latina. Le nuove frontiere della televisione. Massimo Liofredi, il capo struttura di Rai Uno: «Bisogna sempre guardare al passato...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Massimo Liofredi, capo struttura di Rai Uno. Quale sarà il ruolo della televisione tradizionale nel prossimo futuro, al confronto con la televisione via satellite, le trasmissioni via internet e - l'ultima frontiera - le trasmissioni sul telefonino che in un primo momento riproporranno i contenuti della Tv via etere ma si svilupperanno presto con proposte proprie?
«Saper guardare alla propria tradizione, perché non c'è futuro se non si sa guardare al passato. Questo è l'ingrediente giusto per poter realizzare una buona televisione di Stato, forte, che sappia dare questi contenuti. Nella maggior parte delle trasmissioni che ho realizzato, abbiamo sempre voluto guardare al passato: è logico che è difficile riuscire a mixare la televisione di ieri con quella di oggi, però devo dire che piano piano ci si riesce, anche perché ci sono tanti corsi e ricorsi storici, e molte cose che tornano oggi le abbiamo fatte ieri. Basta guardare come sono state trattate ieri per cercare di ritrattarle oggi con uno stile moderno. Oggi la televisione è comunque consumo continuo e repentino d'immagine, abbiamo abituato il nostro pubblico a questo, ad avere cento canali e il telecomando che si infuoca. Bisogna saper dare una televisione di servizio pubblico, con tanti prodotti all'interno di un contenitore, che deve essere variegato e deve dare una grande offerta».
Lei ha detto anche «dobbiamo guidare i giovani a tornare a parlare in famiglia». È un ruolo diverso per la televisione di oggi, rispetto alla televisione degli inizi quando, nel 1955-56 sostituì il "focolare domestico"?
«Era il punto di aggregazione, si andava nei bar e ci si riuniva per vedere la televisione, perché non c'erano i soldi per comprare il televisore. Oggi è diverso e purtroppo la televisione è un mezzo che divide la famiglia, perché ogni stanza è dotata di un televisore, per cui c'è questa divisione familiare in cui il papà e la mamma vedono per esempio Rai Uno, il figlio vede Italia Uno e la figlia vede Mtv. Questo è francamente devastante per la famiglia, perché non c'è più dialogo. Bisogna ritrovare questo dialogo e bisogna ritrovare delle trasmissioni che siano un punto di aggregazione per la famiglia, ma questo non dipende solo dalla televisione, dipende anche dalla famiglia stessa, dal dialogo che c'è in casa, dipende dalla scuola: ognuno deve dare il proprio contributo affinché si tirino fuori questi ragazzi da un certo stile di vita degenerante ed estremamente pericoloso. L'impegno da parte nostra è comunque nei confronti dei giovani, assolutamente».
Andrea Apruzzese
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