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Latina. Zebre e pecore del circo mediatico. L'ultimo atto del processo-farsa mentre è quasi certo il siluro della Corte Europea
Oggi si consumerà l'ultimo atto del processo-farsa-
Credo che ci siano letture interessanti a livello antropologico.
Il processo-farsa ha dato la stura al solito giustizialismo
di piazza, ma questa non è una grandissima novità; e ha (ri)
fatto venire alla luce una certa voglia di mediocrità. Hegel
ricorda che nell'antica Grecia venivano puniti i Sicofanti che con
armi legali tentavano di macchiare le eccellenze e quanti
tendessero a distinguersi dal generale piattume. Sempre Hegel, ma ancora
di più Nietzsche, giungeranno addirittura a sostenere che gli
individui storicamente straordinari, gli eroi non si dovessero
nemmeno giudicare secondo le ordinarie categorie morali.
C'è questo principio, sacro addirittura, per cui il giardino
del calcio non è accessibile alla giustizia ordinaria. È l'Eden.
E ci si può permettere di tutto: mettere su un processo senza
prove, dove si discetta su intercettazioni (queste sì davvero
scandalose, come se la privacy fosse non una conquista ma una
rottura di coglioni), dove la presunzione di innocenza è
un peccato umanistico, dove l'appello non è un diritto ma
una formalità da sbrigare in quattro e quattr'otto.
E non solo: ci si può permettere di fare un danno economico ad un campionato
di serie A che interesserà molto meno, ci si può permettere di fare uno sfregio
morale ad undici milioni di tifosi, ad incolpevoli sfigati che hanno investito
in borsa; i sostenitori della giurisprudenza (sportiva per giunta) come scienza
esatta non disdegnano infine di infliggere un danno di immagine al nostro
spirito nazionale (come se non fossimo capaci di farci male da soli) e di fare
scappare all'estero i campioni del mondo. Ne basta la metà per invocare un'amnistia.
«La non assegnazione del titolo alla Juve per il 2005-2006 è un'ingiustizia mondiale -
ha detto Chiappero, il legale di Giraudo - le pene inflitte dalla Caf sono tutte sbagliate».
A sostegno delle ingiustizie inflitte alla Juventus per fare giustizia si è
costituito giusto l'altro ieri un pool di giuristi, mentre pare in arrivo
dalla Corte Europea un siluro contro tutto il circo: non si può
per tutelare la correttezza delle competizioni infliggere un danno economico
sproporzionato a società che sono sì sportive ma restano comunque aziende
in concorrenza tra di loro. Sarebbe un lieto fine per il processo-farsa.
Mauro Cascio
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