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Gaeta. Una nuova provincia al sud? Una sciocchezza. Aldo Forte: «Nè Regione né Governo sembrano intenzionati. E non hanno torto...»
«Negli ultimi decenni più volte il tema dell’’istituenda nuova Provincia di Cassino si è presentato alla ribalta della cronaca e quindi del dibattito politico». Spiega Aldo Forte, consigliere regionale dell'Udc: «L’iter propositivo, sotto la spinta dell’Amministrazione Comunale di Cassino, è giunto al punto dell’obbligatorio parere regionale, cui poi dovrà seguire la decisione eventuale del Parlamento Nazionale.
Il Consiglio Regionale, prima della pausa per ferie, ha preferito rinviare l’argomento a tempi successivi. Una chiara dimostrazione di una latente intenzione di esprimersi negativamente.
È opportuno un inquadramento generale della questione.
Allo stato risultano da esaminare nel Parlamento nazionale 24 proposte legislative di istituzione di nuove Province; quattro di queste riguardano il Lazio. Oltre a Cassino, si registrano le aspirazioni di Civitavecchia, dei Castelli Romani, di Guidonia-Tivoli.
In una fase caratterizzata dalla esplicitata esigenza del Governo nazionale di affrontare complesse problematiche finanziarie in termini di forti correttivi alla spesa pubblica appare francamente poco probabile che tale insieme di proposte possa trovare, almeno nel medio termine, favorevole accoglimento, proprio a causa delle compatibilità economica complessiva.
Per quanto concerne nello specifico la proposta di nuova provincia del Lazio meridionale innanzitutto va registrato che nei Comuni interessati, al di là del raggiungimento della soglia minima dei potenziali abitanti favorevoli espressi in termini di adesione dei rispettivi Consigli Comunali, si deve registrare la presenza di una rilevante percentuale di mancate adesioni. Sora, uno dei tre potenziali poli, sembra voler affidare la decisione ad un referendum comunale.
Formia, l’altro polo costiero, si è espresso favorevolmente in Consiglio Comunale con una risicata maggioranza. Il Consiglio Comunale di Gaeta ha deliberato in senso contrario. Altre importanti realtà in Provincia di Latina hanno evitato di assumere specifiche deliberazioni.
Parimenti il quadro delle più importanti Associazioni del mondo economico, in questo caso sia per Frosinone che per Latina, presenta, salvo qualche limitata eccezione, una valutazione espressa in termini negativi rispetto alla proposta. Dalla Confindustria alla Confcommercio, dalla Cooperazione al Sindacato, dalla Confagricoltura alla Camera di Commercio di Latina.
Non c’è sul territorio quindi un’adesione piena e diffusa come sarebbe logico attendersi in situazioni del genere. E questo è un altro elemento da tenere in forte considerazione.
Così come è frastagliata, oltre che confusa la situazione tra le forze politiche, tra gli schieramenti di fondo come nelle realtà locali: emblematica a riguardo la posizione del Sindaco Bartolomeo che prima si candida come Presidente della Provincia di Latina e dopo la sconfitta si schiera a favore della nuova Provincia.
In questa situazione hanno assunto spessore anche altre ipotesi, dettate da un altro dibattito che si sviluppa da decenni e che non ha trovato ancora nessuno sbocco operativo: lo status speciale di Roma Capitale d’Italia. La possibilità per Roma, o per un territorio da definire di riferimento, di assumere una natura giuridica particolare in termini istituzionali con il conseguente superamento dell’attuale assetto regionale. E quindi l’ipotesi di ridisegnare la stessa Regione Lazio nel suo complesso.
Il quadro quindi è oggettivamente confuso, precario e contraddittorio. La stessa proposta di istituzione di una nuova provincia nel sud del Lazio appare poco praticabile e sostanzialmente velleitaria. Ne deriva l’opportunità al momento di soprassedere e quindi di esprimere una valutazione negativa.
Tema più realistico e significativo è invece quello dello sviluppo nell’immediato di un discorso, politico ed operativo, in funzione di una maggiore integrazione, anche a livello amministrativo, delle comunità dell’area del Golfo di Gaeta. L’UDC si sta già muovendo in questa direzione con l’istituzione di un coordinamento delle varie espressioni del partito del comprensorio. E si propone di inserire nei programmi elettorali per i rinnovi futuri delle varie amministrazioni comunali la volontà di codificare nuovi rapporti tra i Comuni del Golfo. Si potrebbero creare in una prima fase delle strutture permanenti di coordinamento, generali come settoriali. Il campo dei servizi pubblici potrebbe veder nascere iniziative strutturate non più su base comunale ma di tipo comprensoriale, in un’ottica di riduzione dei costi e di maggiore efficienza. Si potrebbero esplorare concretamente le opportunità offerte dalla vigente legislazione sulle autonomie locali in termini di Unione, anche parziale e settoriale, tra i vari Comuni. Un percorso certo non facile ma indispensabile per superare i limiti dell’attuale ottica municipalistica e sviluppare un’azione più moderna finalizzata alla crescita economica. D’altronde la realtà di fatto nell’area del Golfo è molto più avanzata, in termini di integrazione tra le popolazioni, soprattutto tra le nuove generazioni, nel sociale come nella percezione culturale, di quanto ormai riescano ad esprimere le tradizionali strutture amministrative».
Mauro Cascio
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