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Sezze. La sinistra è desaparecida. Simone Di Giulio (Il Territorio): «Nessuno si prendere la responsabilità di voltare pagina...»

L’esperienza Zarra qualcosa a Sezze l’ha lasciato. No, niente a che vedere con le buche sulle strade, coi depuratori che non funzionano ma che i cittadini pagano profumatamente sulle bollette, con un paese distrutto dai cantieri e con un commissario che, in tutta questa confusione, pensa a rifare la pianta organica del Comune. La demolizione strutturale e spirituale della ex ‘Stalingrado dei Monti Lepini’ è stata lenta ed inesorabile. Il piano messo in atto da Paride Martella ha funzionato solo fino al ballottaggio tra le civiche che spingevano Zarra e la sinistra che arrancava ancora alla ricerca dell’affermazione personale di Titta Giorgi. Poi si è spento. Perché? Semplice, o almeno così sembra. Il progetto delle liste civiche (6 per un totale di 120 candidati) ha letteralmente spaccato le famiglie setine, con alcune situazioni che sembravano più una guerra da lascito testamentario che un voto ad un misero consigliere comunale. Ma non solo. A spaccarsi è stata anche la credibilità di un’istituzione che (almeno nelle solite promesse pre-elettorali) avrebbe dovuto chiudere il divario tra cittadini ed amministrazione, prendere per mano la città e farla crescere e dare una nuova spinta a settori ormai fermi da decenni. Invece? Invece le promesse come al solito se le è portate via il vento, un vento fatto di vaghezza, di programmi avanzati ma mai realizzati, di idee totalmente diverse l’una dall’altra tanto che non si riusciva nemmeno a mettersi d’accordo su chi dovesse pagare il caffé da ‘Cingolotto’. Il risultato? Salvataggi sulla linea, accordi trasversali che sfioravano il ridicolo, personaggi politici inventati sul momento che si sentivano come Kennedy quando doveva decidere se attaccare e distruggere definitivamente la Cuba di Castro rivoluzionario nei famosi 13 giorni oppure dare un’altra chance a quel paese di disgraziati. Il ‘leader maximo’ dell’invenzione del secolo a Sezze (Paride da Sezze Scalo), da buon mestierante, se l’è data a gambe quando qualche goccia d’acqua cominciava ad entrare nella nave. E a Sezze non è rimasto nulla. E i partiti? L’Udc è imploso, la destra ha tenuto banco per qualche mese, la sinistra si è dissolta perché ogni volta che qualcuno pronuncia il nome di Titta riecheggia l’alone di Dillinger. Adesso, a dieci mesi dalle elezioni, i cantieri sono lì, nessuno si prende la responsabilità di farli chiudere e di chiudere una delle pagine più brutte della storia amministrativa della città. Ci si lamenta di tutti, dell’acqua alle stelle, degli immigrati a via San Carlo, della pioggia che fa saltare i sampietrini. Ma nessuno fa niente.

Simone Di Giulio


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