Venerdì 02/05/2025 | |
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Parvapolis >> Sport Latina. Quei Brasiliani del Volley. L'altro pomeriggio al Palabianchini un pulmino sembrava trasportare lì degli sfigati qualsiasi Quando arrivano sul mitico pulmino che ancora sfoggia gli adesivi della Icom, pensi che sia qualche squadra di quartiere arrivata da qualche zona sperduta per ammirare i superdecorati brasiliani. Poi guardi meglio e vedi spuntare i colori giallo-verdi, guardi meglio ancora e da quel pulmino spuntano i campionissimi, quelli per i quali la pallavolo è anche spettacolo. Sono così i brasiliani, grandissimi anche nella loro semplicità, nell’accettare l’invito ad allenarsi al PalaBianchini, nello spostarsi con un pulmino che altri divi avrebbero rifutato sdegnosamente. Arrivano mentre il campo è ancora impegnato per gli allenamenti della pallacanestro, si spostano nello spogliatoio dal quale usciranno, frastornati sì dal viaggio, ma con tutta la classe che la loro nazione ha sempre regalato allo sport. Quando scendono in campo si vede subito chi sono, ma non si mettono a fare quelli che sanno, meglio lavorare con cura per sgranchire le gambe affaticate dal lungo viaggio. Sulle tribune semi vuote i fedelissimi della pallavolo, un popolo che lavora da decenni credendo in questa disciplina anche quando Latina era il luogo indiscusso del basket. Era la fine degli anni ‘70, quando i più alti e i più belli i palloni li infilavano dentro il canestro, chi si dava da fare per mandarlo oltre una rete apparteneva ad un mondo sommerso. Le regole del gioco erano diverso, meno spettacolo, tantissima tecnica, si saltava come canguri per murare. Anche perché quelli alti venivano reclutati subito dalle società di basket che spopolavano al Palazzetto. Poi, era il 1982, ci fu l’evento che riempì via dei Mille: un’amichevole di pallavolo tra la nazionale italiana e quella russa. Per la prima volta il mondo sommerso della pallavolo si mise in mostra, fece vedere quanti erano. C’ero anch’io, reclutata per l’occasione come raccattapalle. Era un onore. Che tristezza ieri, ripensando a quei giorni, vedere il palazzetto praticamente vuoto. Maria Corsetti |
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