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Latina. Qui Il Territorio. Lidano Grassucci: «La neodemocrazia è bloccata dalla sinistra corporativa. Selezionano i mediocri e non i migliori»
“A Sezze romano i comunisti organizzarono gli scioperi alla rovescia e il regista De Santis per raccontare la loro storia dovette girare il film ospite dei compagni Jugoslavi”. E' un passo dello speciale Tg 1 andato in onda lunedì scorso sulla storia del Pci nel periodo dell'attentato a Togliatti. Giuseppe De Santis raccontava quella storia e sullo schermo passavano le immagini degli attori jugoslavi che interpretavano i contadini senza terra di Sezze. Sui Lepini i sindaci erano socialisti prima del ventennio, con la libertà arrivarono i comunisti. Il regista De Santis era di Fondi e a Fondi i contadini si ribellarono per le arance.
Chi dice che questa provincia è di destra offende la sua storia, il primo sindaco di Latina libera è stato, Fernando Bassoli, un repubblicano.
Oggi sui Lepini gli ex comunisti non esprimono neanche un sindaco, a Fondi il centrodestra ha l'80% dei consensi.
A Latina tra gli anni '70 e '80 i socialisti riuscirono ad esprimere una classe dirigente in grado di pensare ad una città nuova e democratica: il Foro Portoghesi, il tentativo di rendere il centro storico “normale”. Era il tempo di Calvi, di Passamonti che continuavano il filone dei Granato, dei Cinquanta.
L'idea di città dei socialisti “dialogava” con quella democristiana di Corona. La sinistra stava dentro il circuito della città, nelle circoscrizioni i socialisti tenevano testa alla Dc sia nella versione innovativa di Corona, sia alla versione piu' pragmatica di Redi.
In Italia prima Spadolini repubblicano, poi Craxi socialista, andavano alla guida del governo con la Dc, quindi non era astruso ipotizzare un futuro sindaco socialista di Latina. Ma tangentopoli fece saltare tutti i piani con un Pci “moralista” che, come l'Inter di ora, senza Juve (Dc), senza il Milan (Psi), senza liberali (Lazio) e repubblicani (Roma), non poteva non vincere tutti i campionati futuri.
Ma la sua classe dirigente a Latina pecco' di presunzione, di quella presunzione leninista di conoscere la storia che ha regalato la città al centrodestra prima, poi tutta la provincia.
Domenico Di Resta come sindaco e Marcello Ciccarelli come suo guru ebbero l'onore, e l'onere di quelle scelte, come il populismo di Giovanbattista Giorgi è corresponsabile, con la guida di Fausto De Angelis, dello sflaldamento della “Sezze rivoluzionaria” prima e di tutti i monti lepini poi.
Oggi la sinistra ha nel film di Latina il ruolo degli stunt man nei film americani, con l'aggravante di aver associato all'integralismo comunista, l'integralismo della sinistra Dc.
La sinistra a Latina è una sorta di tavola rotonda destinata teoricamente a difendere la purezza di una rivoluzione che non ci sarà mai, di fatto a dividersi un sottopotere derivante o da rendite di posizioni corporative (Camera di Commercio), o da consenso esterno (Regione Lazio e governo nazionale), o dalla incapacità della destra di far rispettare i pesi elettorali (Comunità montane e Asi). Con l'appendice del governo delle corporazioni professionali: avvocati, ingegneri, architetti.
Con una sorta di paradosso storico: la sinistra pontina gestisce il sistema di consenso sociale ideato dal fascismo (parastato, ordini, sindacati, dopolavoro)
Questa sinistra non ha bisogno della sua storia, infatti non racconta mai degli scioperi alla rovescia, del suo radicamento tra la nostra gente, non ha bisogno dell'orgoglio e la sua classe dirigente seleziona i mediocri e non i migliori.
Non ha bisogno neanche di una idea di città, come i socialisti, perchè il governo del sottopotere prescinde dallo sporcarsi le mani con le scelte. Alcuni consiglieri della sinistra (Lazzaro e Visari) si sono spinti su questa china fino a votare a favore del piano regolatore di Finestra. Hanno accettato l'idea che la città fosse nata negli anni '30 sul nulla e che intorno a “Littoria” non c'era nulla.
Hanno negato la storia della sinistra. Quando Finestra diventa sindaco nella sfida con Di Resta il primo apre alla società civile, con la lista Gente Nuova, i secondi difendono la “superiorità” intellettuale di chi sta sulla groppa della storia.
I protagonisti del suicidio della sinistra oggi sono al vertice del governo derivato della sinistra: Di Resta è consigliere regionale, Ciccarelli è il presidente di fatto della Camera di Commercio, Giorgi governa le strade del Lazio. Il loro potere è inversamente proporzionale al consenso. E a sinistra, fino ad ora, nessuno si è interrogato sul nostro modello di neodemocrazia bloccata con potere senza consenso: il centrodestra ha i voti è un imperatore elettorale, ma che lascia alcune zone franche ai
vescovi-conti della sinistra. La convenzione è chiara: voi non governerete mai i comuni, noi vi lasciamo
il sottogoverno derivato e corporativo per sempre.
Un patto che bluffa con gli elettori, che nega la democrazia dell'alternanza che pesa sulla competitività di questa provincia. La destra non ha lo stimolo dell'alternativa, la sinistra non deve competere per vincere. Ma le classi dirigenti delle due parti hanno garanzie con di potere perpetuo.
Lidano Grassucci
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