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Latina. Con Franco Califano a lezione di vita, di amore e di sesso. «Cara Elisabetta Rizzo, nel mio futuro io vorrei che ci fossi tu»

Davanti le Telecamere di Parvapolis Franco Califano. Da poche settimane è uscito in libreria "Calisutra. Storie di vita e casi dell'amore raccontati dal maestro". Un titolo che significa? «Tutto. Vuol dire che c'è un Califano in due versioni. Tenero, quello che ricorda il periodo più duro. Il Califano che nessuno si immagina e che molti si ostinano a non vedere. E poi c'è il Califano frivolo, se vogliamo, quello che parla di sesso». Che cos'è per lei il sesso e cosa l'amore? «L'amore è una parola. Il sesso è la passione. L'amore se vogliamo lo possiamo mettere nella passione, che è sempre dominante. È un sentimento vago l'amore. Se c'è. Io nella mia vita quattro storie importanti le ho avute. Ma non so se si sia trattato di amore. Le donne le hanno più dato o tolto? «Io ho dato molto. Ma non perché me lo togliessero. Ho voluto dare io perché le donne sono meritevoli di avere. Ho dato con piacere. Il loro prendere è un omaggio». E il peccato cos'è? «Tutto ciò che è illegale. Ma parlando di sesso non esiste il peccato». Lei dice che libertà e solitudine sono tutt'uno, perché? «La libertà è una scelta di vita bellissima. Ma se uno vuole fare quel che vuole, tornare a casa quando vuole, leggere quel che gli pare lo può fare soltanto se nessuno gli rompe i coglioni». Cosa pensa della politica oggi? Troppo proibizionista? «Le regole che ci stanno adesso sono inaccettabili. Prendiamo quella Livia Turco. Secondo me doveva ricevere calci sin da piccola. Ecco cosa le è mancato. Ora credo che sia troppo tardi». E dell'onestà? «Conta molto ma è di pochi. E allora finisce per contare poco. Se tutti sono disonesti e io sono onesto, io che ci faccio a questo mondo». Franco come definirebbe Il Califfo? «Un uomartista, tutto attaccato». C'è una osmosi tra i due aspetti? «Io ci aggiungerei anche maschio, perché maschio è una bella parola». Cosa ci sarà dopo, da oggi in poi? «Mi piacerebbe che ci fossi tu».

Elisabetta Rizzo

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