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Latina. Qui Il Territorio. La squadra di Cricket non disputerà la serie A pur avendo vinto il campionato cadetto. Pesa l'amore per il Sri Lanka

La squadra di cricket di Latina non disputerà la serie A per avendo vinto il campionato cadetto. Il team del capoluogo rinuncerà per il secondo anno consecutivo al grande salto. Sono quattro gli atleti extracomunitari che si possono utilizzare nel massimo campionato, due dei quattro devono essere residenti in Italia da quattro anni. I giocatori non vogliono perde l’identità tutta cingalese, sono diciotto amici, ma tra due anni saranno pronti per l’Olimpo quando la federazione aumenterà la quota degli stranieri. Lo sponsor è la Mediroyal, gestita da Francesco Viglianti, il presidente del club. E il percorso è stato lo stesso per molti, come ad esempio per Prabath Ekneligoda, l’allenatore cingalese e capitano della squadrai Latina che ha vinto a settembre il campionato nazionale di serie B: arrivato in Italia 13 anni fa, si allenava sui prati di Villa Pamphili. D’altra parte il 50% dei tesserati della Federazione è composto da extracomunitari. Prabath è in Italia da tempo e si trova bene. Sua moglie, Anusha Karijawasam, è stata campionessa dello Sri Lanka di salto in lungo e triplo ed ha ottenuto buoni risultati anche in Italia. Adesso vogliono introdurre il loro sport preferito nelle scuole pontine sulla base dell’esperienza positiva fatta con la Polisportiva Salesiana Lux.Il cricket però non è il solo sport del sud est asiatico talmente popolare da essere diventato una fonte di legame culturale con la propria terra d’origine. Nelle domeniche di sole, sui prati della periferia romana, oltre a gruppi di italiani che si allenano nelle arti marziali o di cinesi che praticano il tai-chi, tra gli odori di torte al curry che le donne dai sari colorati adagiano sui teli ai bordi del campo, si giocano partite di hadu-du, sport popolarissimo in Bangladesh, caratterizzato dal grido «du-du-du» che i giocatori devono emettere per dimostrare di essere in apnea durante le loro azioni di attacco. Oppure il si-buri, gioco per sole donne della tradizione contadina bengalese, originariamente disputato durante le feste di matrimonio, in cui due squadre si contendono la sposa, sempre emettendo durante le azioni un grido: un «siii» tutto femminile, in questo caso.

Paolo Iannuccelli


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