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Latina. Sicurezza, la gaffe della sinistra. Anche Giovanni Di Giorgi vuole dire la sua: «Trovo stupefacente tanta superficialità»

Sulle incaute affermazioni di Claudio Moscardelli, che da giorni tengono banco sulla stampa locale, è voluto intervenire anche l'assessore Giovanni Di Giorgi. «Ritengo doveroso intervenire sulle polemiche di questi giorni riguardanti la questione della criminalità con particolare riferimento alle dichiarazioni del consigliere Moscardelli che personalmente ritengo gravi e pericolose in quanto determinano sfiducia nelle istituzioni e demotivano le forze dell’ordine oltre ad essere completamente prive di fondamento. Intendiamoci: va mantenuta alta la guardia e su questo non c’è dubbio anche in considerazione delle nuove dinamiche che investono la nostra società, sempre più multirazziale ed in movimento. Ma il problema, che certamente esiste, va affrontato in altri termini, sul piano della sinergia interistituzionale e del “gioco di squadra” ma soprattutto con la fiducia verso l’operato delle forze dell’ordine che rappresentano il solo ed unico organo preposto al contrasto alla criminalità. Trovo stupefacente ad esempio che il consigliere Moscardelli non conosca le competenze della Polizia Municipale che peraltro grazie ad un protocollo d’intesa siglato in sede di Prefettura si è fatta carico anche di gravosi compiti in tema di rilevamento incidenti stradali, con ciò dando la possibilità alle forze dell’ordine (un tempo impegnate anche su questi servizi) di essere più presenti sul territorio sul fronte della lotta alla criminalità. Va sottolineato fra l’altro che questa Amministrazione ha raddoppiato l’organico dei vigili urbani, assicurando in questo modo il potenziamento dei servizi di competenza della polizia municipale. Il Comune non può sostituirsi alle autorità competenti, il problema della criminalità va affrontato attraverso interventi governativi seri e mirati. Questo governo ci ha dato l’indulto, che ad esempio ha sicuramente aggravato la situazione visto che parallelamente non è stato deciso alcun intervento (neanche in termini di stanziamenti economici) per favorire il reinserimento dei detenuti rimessi in libertà. Sullo stesso solco l’azione della Regione Lazio che, tanto per finalizzare il ragionamento al nostro territorio, ha messo a disposizione della provincia di Latina 7.700 euro per 23 detenuti che hanno beneficiato dell’indulto. Una somma ridicola, che non coprirà neanche le spese di prima necessità di ciascuno di loro, senza contare che l’emergenza sarà destinata nel breve termine ad aggravarsi ulteriormente perché il numero dei detenuti che torneranno in libertà in provincia di Latina (come altrove) sarà presto destinato ad aumentare in maniera esponenziale visto che allo stato non possiamo prevede quanti e quali saranno i rientri da altre carceri italiane. Il governo ha fatto una legge senza aver dato alle Prefetture la conoscenza del fenomeno per Comune di residenza. Dunque una “legge alla cieca”, che ha fatto perdere l’occasione di mettere in campo una politica sociale seria e di contrasto all’azione criminale. Insomma, un’analisi superciale, demagogica e squisitamente allarmistica quella del consigliere Moscardelli. Un’analisi che non tiene conto delle competenze e della prospettiva. Per quanto ci riguarda, intendiamo proseguire il cammino già da anni intrapreso: quello della sinergia con le forze dell’ordine, dell’alleanza istituzionale, della grande attenzione ai fermenti giovanili, della prevenzione. Allo scopo stiamo già lavorando su una nuova idea progettuale che, nel prosieguo del programma di contrasto al bullismo portato avanti lo scorso anno nelle scuole, ci vedrà impegnati in collaborazione con la Provincia, l’Asl e le forze dell’ordine ancora una volta fra gli studenti per tentare di radicare nelle nuove generazioni modelli culturali, valori ed idealità che da sempre sono patrimonio della nostra comunità. L’obiettivo a cui saremo chiamati, con la collaborazione di tutti, al di là degli schieramenti politici, sarà quello di intervenire sul territorio nelle “aree a rischio” dove è maggiore la presenza del fenomeno».

Andrea Apruzzese


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