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Latina. La sinistra col cacciavite. Mariangela Bastico: «Sulla scuola un anno di lavori in corso. Bisogna smontare per ricostruire da capo»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mariangela Bastico, viceministro dell'Istruzione. Tante novità sulla scuola, quali i punti cardine? «Sarà un anno di transizione, un anno ponte. Abbiamo sostanzialmente smontato tutto l'impianto della Moratti: primo ciclo, infanzia, elementare e media e secondo ciclo, la scuola superiore. Per fortuna per la scuola superiore non era partito quasi nulla. Solo le sperimentazioni qua e là che abbiamo bloccato. Per il resto gli istituti professionali rimarranno assieme agli istituti che compongono la scuola superiore. Senza passare per le Regioni. Voglio tranquillizzare le famiglie su questo punto: valorizzeremo la cultura tecnica. Il nostro sistema produttivo ha bisogno di quel tipo di formazione. Ed è per questo che abbiamo voluto rendere serietà agli esami di maturità, dando dignità all'ammissione e ripristinando la commissione composta per metà da commissari esterni, col presidente esterno. A garanzia della serietà. Infine abbiamo abolito delle norme che consentivano di fatto larghi abusi, i cosiddetti diplomifici». Ma la riforma Moratti era tutta da buttare? «Era da cambiare. Non abbiamo distrutto tutto perché ci sono tempi lunghi e bisognava ripartire da zero. Rischiavamo di fare come le precedenti legislature. Noi vogliamo incidere sulla scuola che c'è. Non vogliamo una scuola calata dall'altro. Il nostro ministro non vuole essere un nuovo Giovanni Gentile (e su questo non deve convincerci: Fioroni non ne ha il peso culturale né la storia, ndR), ma firmare qualcosa di condiviso. Ripeto: la nostra è la logica del cacciavite, interventi brevi, mirati, semplici». Gli insegnanti precari, che dire? «Dobbiamo superare il precariato. In tre anni o cinque dovremmo prosciugare questa base molto pesante del nostro sistema, che crea ansie a tante famiglie e dequalifica l'offerta didattica». E gli insegnanti italiani sono i meno pagati d'Europa. «È vero. Ma con questo clima economico sarà possibile avanzare proposte di aumenti significativi. Ma è un problema cruciale, perché obiettivamente gli stipendi non sono proporzionali al ruolo sociale che tutti noi reputiamo importantissimo».

Elisabetta Rizzo

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