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Latina. PRG, le reazioni. Lidano Grassucci (Il Territorio): «C'è un conflitto in atto tra una visione dirigista, etica ed una liberale»

Non ho seguito direttamente il confronto sul piano regolatore promosso da Nando Cappelletti. Ma mi permetto di intervenire in un confronto che è, comunque, dentro la politic della città da ormai 10 anni. Da quando inizia l'avventura di Cervellati su quel piano che ha dentro la filosofia Cappelletti-Finestra. Paradossalmente intorno all'idea di una città recuperata, di un ritorno alle origini negate c'è la convergenza di una parte del centrosinistra (Visari-Lazzaro) e il dissenso di una parte del centrodestra (Nasso-Zappalà). Un voto quello in consiglio che appare paradossale se non si va oltre la superficie, se non si fa dentro la radice della visione del vivere civile. Esiste dentro la nostra cultura politica una frangi, minoritaria nel vivere civile, maggioritaria nella comunità politico-rappresentativa che ha come fondamento l'idea della Stato Etico. La funzione pubblica è quella di cacciare i mercanti dal tempi e le parole del diavolo sono: profitto, impresa, speculazione. Lo Stato (in questo caso il Comune) deve “dirigere” una società malata verso il bene. Il piano Cervellati è l'apparente antibiotico etico contro la degenerazione speculativo-liberista. Nel fronte Etico sta Finestra-Cappelletti, sta la gran parte della sinistra radicale (nel senso di anticapitalistica, antispeculativa) di Visari-Lazzaro, stanno i giornali-partito (Latina Oggi) che hanno fatto da cassa di risonanza della tangentopoli locale in nome dell'abbattimento dell'asse del male Dc-Psi. I dirigisti hanno il mito delle regole, dell'ordine, della pianificazione quinquennale sovietica, fascista, nazista. I nemici, i kulachi, sono le imprese che fanno case, o semplicemente che imprendono. Il denaro è sterco del demonio. Si tratta di una cultura che sta fuori dalla città così come è, ma che sta dentro tutti i luoghi comuni della città come si vorrebbe che fosse nei salotti. Siamo allo stato etico, lo stato tutto contro l'idea che l'operatore pubblico come semplice “vigile”. Perchè lo stato liberale non è una realtà senza regole, ma con poche regole e chiare. Lo stato liberale non ha il sospetto e la speculazione (trarre profitto dal proprio operato) non sono è etica ma è la ragione dello sviluppo. Il richiamo alla legalità è la virtu' taumaturgica come la “grazia”, come la “pietà”, come la “salvezza”. I piani regolatori debbono immaginare la “città futura” non fare il “carcere” delle idee in nome della mediocrità diffusa. I socialisti, Forza Italia, la Dc pragmatica hanno cercato di fare di questa città una comunità contemporanea, liberale. Non a caso Corona parlava di “città europea” contrapposta alla “città etica”. Il modello della corrente “legalista” è la programmazione di Hoxa in salsa estetica (Valona un po' piu' bella). La tragedia è che la parte laica della città resta sottotraccia, non ha la forza di uccidere i luoghi comuni, perchè chi si schiera contro la lobbies etica rischia di autodefinirsi “bandito”.

Lidano Grassucci


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