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Latina. PRG. Nando Cappelletti: «Evviva, almeno in questi giorni si è aperto di nuovo un vero dibattito». E risponde a Lidano Grassucci...

Evviva, se ne parla. Di piano regolatore naturalmente. L'intervento del direttore del "Il Territorio" Lidano Grassucci su ParvapoliS mi è decisamente gradito ed è opportuno. Gradito, perché il tema (quello del destino urbanistico del nostro territorio), non è cosa da poco conto, e non si può liquidare con un paio di interventi sulla stampa. Opportuno, perché certifica differenti opinioni e "culture", non solo politiche, ma urbanistiche tra me e Lidano Grassucci. Questo non può che fare bene al confronto e alla "casua del PRG". Non posso però non prendere atto dello sfrenato liberismo dell'amico Lidano. Mi pare, leggendolo sul suo quotidiano, ascoltandolo in televisione, che lo ponga sempre avanti a tutto, come premessa. Come dire: io sono liberista, iniziamo a parlare. Insomma una sorta di medaglia o certificato di buona condotta da esibire in pubblico. Mi ricorda quei cattolici che si affrettano a dichiarare tutta la loro laicità per non essere fraintesi. Per la verità, caro Lidano, se non erro, lo Stato liberale prevede che a tutti i cittadini venga garantita l'uguaglianza dinanzi la legge e stabilisce che i loro diritti nei confronti dello Stato, dando di fatto un limite a chi governa. Perfetto. Mi pare di capire che oltre al singolo, uno Stato liberale tuteli "tutti i cittadini". Riguardo al mito dell'ordine e delle regole, queste sono parte integrante dell'urbanistica. Perché l'urbanistica a differenza dell'architettura non è ne di destra, ne di sinistra, tanto meno liberale. Non si vogliono criminalizzare i costruttori, le speculazioni edilizie, quelle si. Quelle non hanno colore politico, hanno un solo colore, quello dei soldi. Caro Lidano citi la "città europea" di Corona contrapposta alla "città etica". Mi domando e ti chiedo: ha ancora senso parlare di città europea, quando in Italia si parla di "città infinite", come qualcuno vuole che diventi Milano? E poi per dirla con le parole di Cervellati, parliamo di città o di luoghi? E ancora, cosa vuol dire città europea? Forse quella di essere simili ad alle città francesi, tedesche, spagnole? Ritengo che se non si identifica un luogo (città), se ne fa, quello che gli architetti definiscono un luogo non luogo. E potrà succedere a tutti noi (anche a te caro Lidano) di avere lo stesso incubo di Cervellati, ovvero quello di svegliarci un giorno e non sapere nella periferia di quale città ci troviamo. E magari in quella periferia ci troviamo la parte laica della città che per tua ammissione rimane sottotraccia. Che non ha la forza di uccidere i luoghi comuni. Beh, caro Lidano sarà pure laica e liberale, ma certo non vuole discutere e confrontarsi. Conformismo, o cosa altro?

Nando Cappelletti


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