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Aprilia. Turbogas, la sinistra azzuppa il pane. Di Resta, Moscardelli, Celli e Ponzo: «La piazza merita considerazione e rispetto»

«In questi giorni si è sviluppato un forte movimento dei cittadini di Aprilia contro l’installazione di una centrale a Turbogas nella realtà di Campo di Carne». Crediamo che tale movimento meriti grande comprensione e rispetto, dicono Di Resta, Moscardelli, Celli e Ponzo anche in risposta alle critiche dei giorni scorsi sul fondamentalismo della massa. Meritano rispetto, soprattutto perché votano. «Esso esprime una nuova e matura sensibilità ambientale che costItuisce un patrimonio civico fondamentale per un futuro migliore della nostra regione». Anche se più che sensibilità ambientali, ognuno sta pensando ai fatti suoi. «Minor rispetto e comprensione, ma anzi del tutto censurabili appaiono invece atteggiamenti e iniziative di forze ed esponenti politici che tendono a fare di questa vicenda una mera occasione di strumentalizzazione politica». Invece la sinistra non strumentalizza, ha una missione divina da compiere. Ma i fantastici quattro proseguono: «Come giudicare l’atteggiamento di un’amministrazione provinciale di centro destra che in conferenza di servizi presso il Ministero esprime parere favorevole e poi fa un documento contrario? Di esponenti di centro destra che hanno avallato in Regione tutte le fasi procedurali e oggi si scandalizzano contro una conclusione che deriva quasi naturalmente da quegli atti? Di un Sindaco che non interviene quando dovrebbe, avvia addirittura una trattativa sulle misure compensative e poi scopre di essere contrario? Dei partiti del centro destra che al governo approvano procedure che tagliano fuori ogni possibilità di consultazione popolare e che poi la rivendicano a livello locale? Proprio il rispetto che merita il movimento richiede parole di verità e non propagandistiche. La Regione Lazio con la scelta operata si è mossa nel solco dell’opzione chiara di sviluppo sostenibile che è alla base del programma della Giunta Marrazzo. La Regione Lazio ha fatto una scelta di investire massicciamente nella scorsa legge finanziaria sulle energie rinnovabili diventando leader in termini di investimenti nel settore sul piano nazionale ed europeo. In questo quadro anche le scelte di energia “tradizionale” sono state indirizzate alle migliori, più sicure e avanzate tecnologie esistenti. Tale è riconosciuta da tutti essere la tecnologia relativa alla centrale di Aprilia. Del resto come si potrebbe salutare come grande risultato la conversione a gas della centrale a Civitavecchia e considerare un danno irrecuperabile la realizzazione di quella di Aprilia? Il tema che abbiamo di fronte oggi, dopo la firma del decreto ministeriale, non è quello di continuare a dividerci sul giudizio, ma è quello molto concreto relativo alle condizioni, al contesto e alle garanzie sulle basi delle quali l’intervento si realizzerà. Il nostro compito e la nostra responsabilità è quindi da una lato dare garanzie serie e incontrovertibili relativamente alla sicurezza e alla salute dei cittadini e dall’altro evitare che la realizzazione della centrale a turbogas diventi un’ulteriore e definitivo elemento di degrado dell’area interessata. Riguardo al primo aspetto, l’iter che ha condotto al parere positivo del Ministero delle Attività Produttive è stato avallato da numerosi pareri tecnico scientifici sia a livello regionale che di ministeri nazionali (Ministero della Sanità, Ministero dell’Ambiente). Altre verifiche dovranno essere fatte dalle autorità competenti in relazione alla compatibilità dell’impianto previsto con altre strutture esistenti. Questo prevedono le leggi vigenti. Pensiamo però che occorra andare oltre. Crediamo che possa essere utile, e in questo senso nei prossimi giorni avanzeremo una formale proposta, istituire un tavolo di concertazione tra il Governo, la Regione, gli enti interessati e aperta al contributo dei rappresentanti dei cittadini per decidere insieme tutte le procedure e strumenti, oltre quelli già previsti dalla legge, per garantire un trasparente processo di monitoraggio ambientale dell’area sia nella fase realizzativa che gestionale dell’intervento. Questo intervento potrebbe essere messo in carico, oltre che agli enti istituzionalmente preposti, a strutture di garanzia delle istituzioni locali e dei cittadini e potrebbe permettere di valutare attentamente la situazione non solo della struttura in oggetto ma anche di altri impianti siti nell’area che richiedono interventi costanti e severi di monitoraggio ambientale. Per quanto riguarda il secondo punto sarebbe davvero ipocrita scordare che l’attuale situazione dell’area è assai degradata e dunque la realizzazione della centrale non può essere realizzata se non nel contesto di una grande opera di riqualificazione ambientale dell’intera area. Dobbiamo cogliere l’occasione dei riflettori accesi su Campo di Carne e sulle borgate periferiche di Aprilia per avviare un progetto coraggioso e ambizioso di risanamento di un’area abbandonata da decenni di incuria da parte dei governi locale e regionale, progetto per il quale sono necessari investimenti cospicui e azioni complesse. Allora la realizzazione della centrale deve accompagnarsi ad un patto, di cui la Regione deve essere protagonista e garante, per la realizzazione di tale progetto mettendo in campo le risorse e gli strumenti necessari per raggiungere tali obiettivi. A tal fine vanno assunte due decisioni sinergiche. La prima è quella di destinare al risanamento igienico ambientale dell’area di Campo di Carne tutte le risorse che dovranno essere destinate in termini di misure compensative ad Aprilia, evitando che esse vadano frammentate in mille rivoli o peggio destinate a coprire buchi di bilancio degli enti locali. Il secondo è che la Regione concorra ufficialmente e aggiuntivamente a tale sforzo. In questo senso un segnale forte sarebbe costituito dall’approvazione rapida della proposta di legge per il risanamento delle borgate di Aprilia sottoscritta da tutte le forze politiche del centro sinistra e in discussione in commissione consiliare. Sappiamo bene che in questi momenti per dei consiglieri legati al territorio potrebbe essere più facile tirarsi fuori o riconfermare le proprie perplessità e riserve sull’ubicazione sapendo che tanto non cambierà nulla. Ma la politica è anche e soprattutto responsabilità. Non abbiamo costruito noi le regole e i percorsi che hanno portato alla scelta, ma queste sono le norme. Ciò che possiamo fare è lavorare perché il confronto riprenda, perché Aprilia diventi un cantiere e un laboratorio per sperimentare modelli condivisi di gestione di interventi “pesanti” e perché lo spirito di protagonismo della comunità ci aiuti a risanare il Lazio e a farlo più moderno e sostenibile».

Elisabetta Rizzo


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