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Latina. I Cavalieri del Santo Sepolcro. Antonio Martino: «Il nostro Ordine ha quasi mille anni di storia. Ecco chi siamo e cosa facciamo...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Martino, capo delegazione
dell'Ordine Equestre del Santo Sepolcro di Gerusalemme. Parlando di Cavalieri,
oggi, viene subito in mente tutta quella letteratura prima e dopo Dan Brown:
dai Templari alla moderna Massoneria. Ma la Cavalleria è anche un'esperienza
da vivere all'interno della religione cattolica...
«L'Ordine Equestre del Santo Sepolcro è un'associazione laica, riconosciuta
dalla Santa sede. Anzi, c'è da dire che noi, assieme ai Cavalieri di Malta
siamo gli unici riconosciuti ufficialmente dalla chiesa; chiesa che ci ha
assegnato dei compiti particolari: l'Ordine di Malta ha compiti prettamente
ospedalieri, noi ci occupiamo del mantenimento e al sostegno delle opere
caritative in terra santa».
Due note storiche. Il 17 giugno del 1099 l'esercito dei crociati, dopo aver conquistato
le città di Nicea e Antiochia, giunse a Gerusalemme, governata a quel tempo da Iftiker
ad Daula, a capo di una guarnigione di arabi e sudanesi.
Gerusalemme era ben fortificata, i crociati avevano scarse riserve d'acqua e non erano
abituati al caldo della Palestina, che peraltro affrontavano vestiti di pesanti armature.
Per poter espugnare la città i crociati dovettero costruire delle enormi macchine da guerra
in legno che consentirono loro di penetrare in Gerusalemme tra il 14 ed il 16 luglio.
Il 17 Luglio i principi cristiani, una volta conquistata la città, si riunirono per
designare il governatore di Gerusalemme. Dopo lunghe discussioni, la scelta cadde su
Goffredo di Buglione che accettò ma volle prendere solo il titolo di "Advocatus Sancti Sepulcri"
e non quello di re.
Non assistette alla conquista di Gerusalemme papa Urbano II, che nel frattempo era deceduto.
I crociati trovarono la Chiesa del Santo Sepolcro incustodita, in seguito
all'allontanamento della comunità di cristiani, rendendo così necessario creare un corpo
di guardia per il Santo Sepolcro, per rendervi onore in pace e difenderlo in guerra.
La Chiesa che custodiva il Sepolcro che aveva ospitato le spoglie mortali di Gesù Cristo
diventava il simbolo della vittoria del cattolicesimo e non poteva restare incustodita:
fu così che Goffredo di Buglione affidò ad un gruppo scelto di cavalieri la custodia di
quel luogo.
La tradizione racconta che questo compito fu assegnato a cinquanta uomini che furono
distaccati dall'esercito che aveva conquistato Gerusalemme alla cristianità per
dedicarsi esclusivamente a questo servizio: il nucleo di cavalieri destinato a tale
scopo ebbe sin dalle origini un rapporto vincolante con l'autorità ecclesiastica.
Con buona probabilità si fa risalire la data dell'istituzione dell'Ordine Equestre
del Santo Sepolcro di Gerusalemme fra il 18 luglio ed il 12 agosto del 1099, cioè
tra l'elezione di Goffredo di Buglione e la battaglia di Ascalona, alla quale presero
parte anche i Cavalieri del Santo Sepolcro (Miles Jherusalem).
Oggi invece come si diventa cavalieri? «Occorre un tirocinio, anche per capire cosa
vuol dire essere cavalieri. In genere dura un anno o poco più. Ci sono dei pre-requisiti
fondamentali. Soprattutto il candidato deve essere cattolico. Un perfetto cattolico
abbraccia tutto. Io dico ai miei cavalieri che bisogna sempre tenere bene a mente
le tre P che costituiscono l'essenza del nostro essere: «Parola di Dio, Preghiera
e Penitenza». Quali sono oggi le opere principali di beneficenza, di cosa vi occupate?
«Noi ci autotassiamo per inviare contributi in Terrasanta per quei progetti che il Gran Magistero
assegna a ciascuna luogotenenza e quindi a ogni delegazione. L'ultima cosa che abbiamo
fatto per raccogliere fondi, qualche giorno fa, è una veglia di preghiera».
Come siete organizzati nel territorio? «La nostra delegazione fa parte della sezione Lazio
ed è geograficamente limitata dal raccordo al nord e dalla linea Minturno-Formia.
Su di essa insistono cinque diocesi: Albano, Velletri, Gaeta, Latina e la diocesi militare».
Diana A. Harja
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