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Latina. Laici e cattolici, il dibattito su Il Territorio. Riccardo Pedrizzi: «A Lidano Grassucci, Fabrizio Bellini, Mauro Cascio
senz'altro il merito di avere aperto il dibattito. Abbiamo gli stessi valori, possiamo confrontarci»
Carissimi Fabrizio e Lidano, il dibattito sulla libertà religiosa, il ruolo della Chiesa ed i rapporti tra Islam e cristianesimo, in poche parole sull’attuale situazione dell’Occidente, che avevo auspicato si aprisse su queste pagine, per merito vostro e di Mauro Cascio si sta ampliando, approfondendo ed arricchendo di spunti che – voglio ancora sperare nonostante la persistente assenza di interlocutori di altri ambienti – mi sollecitano ad ulteriori riflessioni.
Mi limiterò, per ora e per evidenti esigenze giornalistiche, ad affrontare solo il tema del ruolo della Chiesa cattolica.
La Chiesa non persegue un progetto di "confessionalizzazione" dello Stato, non tenta di far coincidere la società con i precetti cristiani, sovrapponendo e confondendo diritto e morale, giurisprudenza e teologia. Si tratta di una tentazione che non appartiene alla tradizione cattolica, che ha sempre mantenuto ben chiara la differenza tra la Chiesa e il mondo fin dalla predicazione evangelica: “date a Cesare quel che è di Cesare ed a Dio quel che è di Dio”.
La Chiesa non coltiva nemmeno illusioni utopistiche sulla costruzione di paradisi su questa terra, sa perfettamente che anche il sistema giuridico più sofisticato rimane lontanissimo dal cuore della morale evangelica. Ed è giusto che sia così: il diritto ha il compito di garantire la convivenza civile nel rispetto dei diritti fondamentali di ogni uomo. Per intenderci: il diritto mi impone di "tollerare" il mio nemico; il Vangelo mi chiede di amarlo. Quello che fa la Chiesa è proclamare “urbi et orbi” i precetti contenuti nella legge naturale, le norme, non scritte e immutabili, che costituiscono il patrimonio del diritto naturale. E la prima di queste norme, che trova oggi nuove, più sottili e perverse applicazioni proprio nel campo della bioetica, è: "Non uccidere l'innocente".
Paradossalmente, proprio questo atteggiamento della Chiesa verso la legge naturale permette al cattolicesimo di convivere bene con sistemi di potere retti anche da non cattolici. Ciò che conta per uno Stato che per tale motivo non dovrà essere mai succube di nessuna religione è la capacità di esercitare il buon governo, cioè di scrivere leggi per una società a misura d'uomo. Cioè una società in cui lo Stato garantisce il rispetto del diritto e della verità naturali".
Per questo il laico cattolico impegnato in politica e nel sociale crede nell'esistenza di diritti fondamentali e inviolabili della persona umana. Il primo di questi diritti, è il diritto alla vita. Crede nel diritto dell'innocente alla vita, dal primo all'ultimo momento. Crede nel diritto di ogni uomo a nascere, crescere, vivere in una famiglia. Crede nei diritti delle famiglie naturali: il diritto ad una educazione e ad una scuola libera, il diritto al lavoro, il diritto alla proprietà, il diritto a ricevere dallo Stato la tutela dei beni morali e spirituali cui aspiriamo, perché “non solo di pane vive l'uomo”. Questi sono i diritti in cui crede il laico cattolico, i diritti che rivendico, i diritti che riconosce ad ogni persona umana. Questi diritti sono inerenti alla persona in quanto tale, in ogni tempo e in ogni luogo, e non possono essere negati o espropriati da nessuno.
Di fronte alla violazione di questi diritti che non hanno alcun riferimento alla confessione religiosa ma che sono profondamente laici (e qui non c’entra affatto, caro Lidano, il modello “latino” nè quello “anglosassone”, dove, oltretutto, il ruolo del cristianesimo ha assunto un peso tale da determinare negli Usa persino la vittoria di Bush) la Chiesa non può rimanere insensibile, passiva e silenziosa come vorrebbero i laicisti, perché abdicherebbe all'adempimento della propria missione. Che è quella di difendere e promuovere il bene dell'uomo, di tutti gli uomini, indipendentemente dal loro credo religioso.
Ecco perché quando la Chiesa indica la via della legge naturale, che ciascuno può conoscere, senza bisogno di essere credente, non invade in alcun modo il campo dello Stato laico. Né rivendica privilegi.
I laicisti vorrebbero, invece, che la Chiesa pensasse: tutto quello che lo Stato decide, per noi va sempre bene. E quindi tacesse. Ma ciò implicherebbe l'automatica riduzione della Chiesa a "chiesa di Stato". Ed allora sì che si rischierebbero statalismo, totalitarismo ed autoritarismo (anche in questo caso non è pertinente, caro Direttore, il riferimento a Mussolini, Franco e Salazar, se non lo si contestualizza ai tempi).
Alla luce di questa condotta, tutta la storia dell'umanità sarebbe cambiata. In peggio. La Chiesa, invece, non solo può, ma deve intervenire nella società, proclamando “urbi et orbi” le norme (la prima è "non uccidere") non scritte e immutabili, che costituiscono il patrimonio del diritto naturale. Che è precedente alla religione cattolica e presente nel cuore di ogni uomo da sempre. A prescindere dai Dieci Comandamenti e dalla Rivelazione cristiana.
I principi oggettivi, originari e perenni del diritto naturale, insomma, sono anteriori e superiori ad ogni legislazione positiva e definiscono l’unità e l’universalità dello statuto etico e giuridico del genere umano, presiedendo presso ogni popolo ed ogni tempo al bene comune.
Per questo la legge positiva non può contraddire quella naturale. Se si capisce questo, si capisce che la prospettiva confessionale o clericale non c'entra assolutamente nulla: si tratta di difendere valori squisitamente laici in quanto umani, naturali, assiologici, radicati cioè nella natura stessa dell'uomo, sia esso credente o non credente, e ricavati dalla mera osservazione dell'oggettività dell’essere.
In altre parole, perché una legge sia ingiusta non è necessario che contrasti con il Vangelo: è sufficiente che entri in rotta di collisione con la natura e la ragione. Su questa base, individuando una morale valida per tutti gli esseri umani, è possibile porre fine alla contrapposizione tra credenti e non credenti, alla divisione tra laici e cattolici, instaurando un vero dialogo e promuovendo un'autentica collaborazione.
Riccardo Pedrizzi
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