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Latina. Cipputi, cronache del Bel Paese. Le cronache di Altan hanno ritratto e raccontato vizi e virtù della nostra società. E compiono 30 anni
Chi non ricorda “Cipputi” lo storico operaio disegnato da Altan? Ebbene, compie trent’anni. E per rendergli degno omaggio il suo ideatore, in collaborazione col regista Gallione, lo ha portato alla ribalta teatrale. “Cipputi. Cronache del Bel Paese” è il titolo della rappresentazione che ha debuttato a luglio al Festival di Asti. E che è in cartellone per la stagione teatrale 2006/07 in importanti teatri italiani, come il Gobetti di Torino, dove è andato in scena a fine ottobre. A Roma “Cipputi” ha preso vita al teatro India il 23 ottobre 2006, nell’ambito dell’annuale premio per la drammaturgia europea “Enrico Maria Salerno”, nella sezione “Il teatro e il lavoro”.
“La nostra attenzione al mondo del lavoro -ha detto Laura Andreini Salerno (curatrice principale del premio Salerno)- non solo vuole tenere vivo l’impegno politico-sociale di Enrico, ma attirare l’attenzione su un mondo sempre più schiacciato dalla precarizzazione. Un mondo, quello del lavoro, che dà fastidio solo a sentirne parlare”.
Le vignette di Altan, attraverso le suggestioni della satira, della cronaca, del racconto politico, della comicità, prendono vita sul palcoscenico. Un milione e ottocentomila tute blu, un milione e ottocentomila Cipputi e Bundazzi parlano di catene di montaggio e di operazioni di bordatura, foratura e pressatura. Parlano di una quotidianità tragicomica dentro e fuori la fabbrica. Dopo una carrellata di battute al vetriolo, ironiche e incisive (“Dobbiamo ricostruire la sinistra. - Se non abbiamo fretta ci viene un monolocale”; Come ti senti Cipputi? - Una nullità militante”; “L’Italia cambierà. - Contiamo molto sulle piogge acide”), sono snocciolati i dati allarmanti degli infortuni sul lavoro e delle morti bianche. Mostrate scenograficamente da una collinetta, illuminata emblematicamente da una luce rossa. Così è l’amarezza a prendere piede sul sarcasmo. E, ai consigli per i metalmeccanici su "come avere un look mediatico che dia maggiore share nei network e più appeal nel target del business", si intrecciano le vergogne delle "fabbriche-lager che nel Guandong (regione meridionale della Cina), dove si producono scarpe per la Timberland e per la Puma, sfruttando i lavoratori con turni di 16 ore, dalle 7 alle 23". Ma perchè non si pensi che il dramma dello sfruttamento e della sicurezza sia mille miglia lontano da noi, ecco la descrizione cruda dei sintomi provocati dalla mortifera, ma apparentemente innocua polvere d’amianto: la "peste di Monfalcone", alla Fincantieri. Di cui ancora oggi intere famiglie pagano le conseguenze.
Uno spettacolo leggero e drammatico quello messo in scena dal “teatro dell’Archivolto”. Ad esso danno voce bravissimi attori (Eugenio Allegri, Simona Guarino, Orietta Notari, Aldo Ottobrino, Giorgio Scaramuzzino, Federico Vanni). Sono loro a guidare sapientemente lo spettatore nel complesso assemblaggio testuale, fatto di recitativi, ballate, canzoni (alcune classiche del movimento operaio, altre più recenti di Gaber, Iannacci e dello stesso Altan). Un’ora e venti minuti di spettacolo che emoziona e tiene viva l’attenzione. Speriamo che, dopo teatro, le luci sul mondo del lavoro restino ancora accese. Con buona pace di chi sul loro oscuramento specula e si arricchisce.
Maria Mantello
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