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Latina. Ganci, presentato il Novello. Pippo Milone: «Una tradizione aziendale di oltre cinquant'anni». In commercio il Fresco di Palmento...
Davanti le Telecamere di ParvapoliS con Pippo Milone, Laura Ganci e Marco Milone, titolari dell'azienda agricola Ganci & Milone. In una serata di visita alla cantina, è stato presentato il vino Novello della casa, il "Fresco di Palmento", anticipato alla stampa pochissime ore prima della sua commercializzazione. Il suo nome deriva proprio dall'essere appena tolto dal "palmento", il locale in cui in Sicilia - zona d'origine dei titolari dell'azienda - avviene la pigiatura dell'uva. Il Fresco di Palmento è ottenuto con sole uve Merlot raccolte a mano scegliendo i grappoli migliori, che vengono posti in cassette, portati subito in cantina, deraspati e i chicchi versati in serbatoti dove inizia una lenta macerazione carbonica. I chicchi, poi, ancora integri, vengono pressati sofficemente. Conclusa la fermentazione, il vino viene travasato e lasciato riposare per un breve periodo in botti d’acciaio. Ne nasce un vino dai profumi intensi, fragranti, con note floreali, e dal gusto morbido, fresco ed elegante, di colore rosso rubino con riflessi violacei. Accanto al "Fresco di Palmento", l'azienda Ganci presenta anche il "Colle Parito Igt", uno Chardonny che si accompagna ottimamente con zuppe di pesce e carni bianche, il "Circeo rosso Doc", un Merlot che predilige, invece, gli arrosti, le carni alla brace e i formaggi, il "Trebbiano Circeo doc", un bianco delicato che ama particolarmente i frutti di mare, e il "Colle Morello Igt", un rosso, ottenuto con sole uve Cabernet Sauvignon, che matura per un anno in botti di rovere. L’azienda Ganci è nata agli inizi degli anni ’50, in seguito all’arrivo in Agro Pontino dei fratelli Antonino e Vincenzo, già vitivinicoltori di lunga tradizione in Sicilia. La loro passione oggi continua a vivere nella professionalità con cui viene condotta l’azienda. In una superficie di circa 50 ettari, la vite è la coltura principale, a cui si affianca l’olivo.
Andrea Apruzzese
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