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Latina. Nessuno Tocchi Saddam. Enrico Ruggeri: «È proprio nei casi estremi che la valenza della lotta alla pena di morte deve essere assoluta»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Enrico Ruggeri, uno dei testimonial della nuova campagna dell'associazione radicale Nessuno Tocchi Caino contro la pena di morte a Saddam Hussein. Perché questo impegno? «Io sono sempre stato vicinissimo a Nessuno Tocchi Caino. Con Andrea Mirò sono andato a Sanremo a presentare una canzone dedicata all'associazione, che si chiamava appunto: Nessuno Tocchi Caino. Mi sembra che questa sia una battaglia morale, civile, sociale, culturale molto importante. È proprio nei casi estremi che la valenza della lotta alla pena di morte deve dimostrarsi assoluta. Anche nel caso di Saddam, un dittatore violento, un macellaio della storia. In casi del genere in carnefice, messo nelle condizioni di non nuocere, va protetto. E poi non bisogna negare alla storia il compito di capire il come un uomo possa instaurare un regime di terrore. È molto più utile da vivo». La giustizia di uno Stato non deve essere un boia... «Lo Stato deve isolare, ma anche capire». Lei capisce? «Io sono qua, mi pongo degli interrogativi; ma è chiaro che gli interrogativi si possono porre ai vivi, non ai morti». Ma il fatto di essere un cantante può aiutare a sensibilizzare? «Penso di sì. Penso all'operazione fatta con Andrea Mirò. Anche una canzone può essere molto utile».
Intanto Marco Pannella ribadisce la propria disponibilità ad una eventuale "missione" in Iraq contro l'esecuzione, sottolineando che ad affidargli l’incarico dovrebbero essere le istituzioni italiane, Parlamento, Governo e Ministero degli Esteri in primo luogo. Il leader radicale ha reso le sue dichiarazioni nel corso della conferenza stampa - promossa da Nessuno tocchi Caino - di rilancio dell’appello rivolto alle autorità irachene affinché sia evitata l’esecuzione dell’ex dittatore. «La "missione" - prosegue Pannella - potrebbe essere facilitata dal fatto che il Partito Radicale Transnazionale ha da anni contatti sia con gli sciiti che con i curdi. Come accaduto con la proposta presentata alla vigilia dell'invasione dell'Iraq in cui si chiedeva di concordare con tutte le parti l’esilio di Saddam, "anche in questo caso, con la nostra disponibilità ad intervenire affinché non sia giustiziato, incontreremo l'ilarita' delle forze politiche. Come allora, però, temo che il tempo ci darà ragione».

Elisabetta Rizzo

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