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Latina. Cannabis, finalmente Prodi ne fa una giusta. Mancini: «Il Decreto della Turco è un passo verso la auspicata legalizzazione...»
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Pasquale Mancini, esponente della Rosa nel Pugno.
L'antiproibizionismo è sempre stato la battaglia dei Radicali e della Rosa nel Pugno.
Come possiamo commentare il decreto Livia Turco sulle droghe leggere?
«Io do un giudizio fortemente positivo su questo decreto di Livia Turco,
perché la legge Bossi-Fini aveva accomunato, senza alcuna discriminazione,
tutto il concetto di droga come se fosse un concetto fortemente negativo.
L'atteggiamento mentale va compreso soprattutto nei confronti dei giovani,
che vedono questo aspetto piuttosto come un discorso di divertimento, di trasgressione
ma comunque all'interno di un processo culturale che può essere condiviso.
La differenza sostanziale con cui invece il centrodestra aveva affrontato questo problema
era che tutte le droghe sono uguali, sia quelle pesanti che quelli leggere.
Su questo io sono fortemente critico, non condivido assolutamente quella impostazione e
credo ancora che quella legge debba essere rivista sotto questo aspetto.
Oggi si aumentano le dosi minime perché con le dosi minime si andava in carcere e noi tutto
possiamo fare tranne che mettere in carcere coloro i quali sono l'assetto terminale
di un processo economico fortemente
illecito che c'è in Italia. Noi dobbiamo colpire coloro i quali vanno a rovinare
i nostri giovani,
non solo con le droghe leggere che credo possano essere sufficentemente tollerate;
bisognerebbe colpire i trafficanti, i narco-trafficanti, che invece non
vengono affatto colpiti,
per fermare questa rovinosa azione che si fa sulle giovani generazioni, che sono il
futuro di questo Paese e dell'umanità».
Possiamo considerare questo decreto come un primo passo verso la legalizzazione
delle droghe leggere?
«Non sono contrario alla legalizzazione delle droghe leggere. Anzi, esse sotto un
certo aspetto potrebbero far terminare
anche quel traffico che esiste e su cui lucrano in molti, molti soggetti illeciti,
persone a cui non bisogna dare alcun credito.
Noi abbiamo le mafie in Italia che vivono soprattutto lucrando migliaia
di miliardi di euro soprattuto perché lo Stato è assente
sotto questo profilo.
Io credo che questo decreto dia inizio ad una riflessione ulteriore che non ci deve
cogliere di sorpresa, ma dobbiamo essere pronti
ad affrontare con una mente libera e con un'anima libera anche questi temi».
Diana A. Harja
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