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Latina. Proibizionisti, fatevi una canna. Vengono presi con le mani nella marmellata e con il naso nella cocaina. E rompono le palle agli altri
Il ministro della Salute Livia Turco ha raddoppiato la quantità massima di cannabis consentita. Cosa questa che ha suscitato le critiche dei moderati del centrosinistra (dall’Udeur all’Italia dei valori, dai «teodem» della Margherita ai cattolici dell’Ulivo), nonché le furenti ire dell’opposizione che ha gridato scandalizzata alla liberalizzazione, termine inappropriato perché al più si dovrebbe parlare di legalizzazione. Un grammo di cannabis è consumo personale, per il quale è comunque prevista una pena amministrativa. Provate a prendere un bilancino e pesare questo spaventoso, compromettente, insidioso e gratificante grammo. Mai essere scurrili ma veramente qui si sta prendendo per i fondelli la gente. Un grammo è poco più di uno sputo, se si arriva ad uno sputo e un quarto sei un drogato da recuperare, educare, resettare e, ciliegina sulla cannabis, punire. Si proponga la fustigazione per una canna, la ruota per due, il limbo per tre e una giornata con i proibizionisti per le restanti. Io mi fermerei a tre, quindi coniamo un nuovo termine, cannatris.
L’on. Turco ha dichiarato «sono ferocemente contraria a ogni tipo di droga: non solo tolleranza zero, ma anche consumo zero, ma il consumo va combattuto con l’educazione e anche con la punizione ma senza lo strumento penale». La ferocia è un termine che dovrebbe essere utilizzato in contesti molto diversi, anche perché da questa piccolissima apertura verso le droghe leggere non si può far becera demagogia ampliando il discorso a tutte le droghe. Per ciò che riguarda l’educazione, sicuramente non manca a chi si fa uno spinello, l’ignoranza infatti è di coloro che si arrogano il diritto di criminalizzare decisioni personali, prese con coscienza e libertà. La punizione… qui entriamo in un campo minato. Il proibizionismo è il primo dei mali del nostro paese. Il "piane¬ta droga" non è stato a fondo esplorato, ancorché sfruttato a non finire: a fini politici, pro domo sua. Le esplorazioni dei nostri parlamentari le conosciamo bene, anche grazie alle monelle “Iene”, ma in questo caso il problema non è che tra gli scranni si sniffi, è che si faccia del moralismo. Per un Parlamento, preso con le mani nella marmel¬lata, sarebbe forse l'ora di occuparsi seriamente della questione relativa all’autodeterminazione, abbandonando le ipocrisie, le pose declamatorie alla ricerca di facili consensi, i teatri¬ni autopromozionali alla Caruso. Non si confonda il tossicodipendente con chi si fa una canna. Neanche un inesperto scolaretto accen¬derebbe in maniera così maldestra un dibattito sulle droghe leggere. Forse quello veramente sconosciuto e il “pianeta politica”, fatto di arazzi e busti, di tappeto lussuosi e poltrone sulle quali sono incollati i culetti dei nostri onorevoli political scorrect. Domando: perché è lecito pubblicizzare un super alcolico ma è proibito fumare uno spinello in compagnia? Quale crea dipendenza? Siamo in un paese i cui rappresentanti vivono sotto varie cupole, quella cattolito-clericale, quella della macrocriminalità. Chi acquista del fumo non necessariamente passerà alla cocaina. È il contatto con gli spacciatori che può far fare il passo. La liberalizzazione è l’unica strada percorribile, anche perché, come qualcuno ha scritto “ un mondo senza droghe non è pensabile né desiderabile”. Lasciare quello che viene considerato il popolino prendere decisioni autonome è l’unica strada percorribile e ragionevole. Non siamo dei mentecatti che necessitano delle imposizioni dall’alto. Le arti liberali, la retta ragione è la vera legge, costante ed eterna.
Elisabetta Rizzo
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