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Latina. Il libro della Franzoni. Un tempo si diceva che c'è gente che ha scritto più libri di quanti ne abbia letti. Ora stiamo pure peggiorando...
Maria Corsetti lo scorso giovedì scrive su ParvapoliS: “Se invece in televisione già ci stai ed hai scritto un libro le strade per parlarne attraverso il piccolo schermo sono invece quattro. O sei Bruno Vespa. O sei Giorgio Faletti (in questo caso sei anche bravo). O non sei nessuno, ma fai audience. Oppure sei Lory Del Santo”. Mi permetto di aggiungere un nome alla lista stilata, quello di Annamaria Franzoni. Il 12 novembre è uscito il suo libro “ La verità”, scritto assieme a Gennaro De Stefano e pubblicato dalla cattolica Piemme. La Franzoni, grazie al suo legale, è riuscita a farsi condannare in primo grado a 30 anni nonostante il processo si sia svolto con rito abbreviato. La mamma di Samuele dichiara “voglio precisare che è la verità, non è 'una mia verità' è la verità di quello che è successo quella mattina. Ho raccontato come sempre, l'ho fatto cercando di ricordare nei particolari quello che è successo ed anche i miei pensieri. E' la verità e ci tengo a dirlo». Perché urlare questa verità, perché essere teatranti nella propria stessa vita? La Franzoni è riuscita a passare dai travagli della cronaca nera ai lustri della scrittura, forse nel tentativo di ritrovare una sorta di verginità spirituale e mediatica da lei stessa violata. Quale che sia la verità, questo libro rappresenta la difesa di una causa fine a se stessa, un barattare davanti alla coscienza altrui la consapevolezza del peccato con le stigmate dell’innocenza. Diceva una canzone di Caterina Caselli “ nessuno mi può giudicare nemmeno tu, la verità ti fa male lo so. Lo so che ho sbagliato una volta non sbaglio più…”. Nessun giudizio sulla persona, nessun giustizialismo, ma almeno non facciamoci travolgere dalle miserie personali rese di dominio pubblico e consacrate in un libro.
Elisabetta Rizzo
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