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Latina. Primarie, il centrosinistra si scalda. Rita Ricci: «Sono la dimostrazione che i comunisti non mangiano i bambini. Io li ho educati»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Rita Ricci, candidata (per Rifondazione Comunista) alle primarie del centro sinistra per la carica di sindaco di Latina. Quali sono le ragioni della sua candidatura? «Principalmente l'esigenza di poter esserci, di dare visibilità alla nostra realtà operativa ed ideologica nel territorio. Nelle primarie abbiamo delle linee comuni, un accordo comune, per cui chiunque di noi vincerà sarà poi sostenuto da tutti gli altri. Naturalmente, all'interno della coalizione, uno stesso programma, con le stesse direttive, avrà un accento diverso a seconda della persona che lo sosterrà e noi abbiamo espressioni diversificate, come Lazzaro, Mansutti, Ciarlo, Lessio, ed io che sono espressione di un partito che coglie queste occasioni attraverso la mia persona forse per dimostrare anche che i comunisti non mangiano i bambini, visto che sono un 'insegnante appena pensionata, che i bambini non solo non li ho mangiati, ma li ho istruiti ed amati. Proprio questo ideale di una società "educante" ha spinto il partito a proporre la mia candidatura, per una società più giusta, che cura gli ambienti, fatti non solo dalla città e dagli spazi, ma fatti anche di idealità, di modi di pensiero, di modi di essere, di rimessa in discussione di valori dominanti come il liberismo economico sfrenato che ha monetizzato tutto ed ha distrutto i sogni delle persone che desideravano una società più umana. Abbiamo colto questa occasione per esternare i punti di arrivo della nostra elaborazione politica e culturale». Quali sono i punti principali del suo programma? «Alla base c'è il rispetto della cittadinanza, che non va presa in giro con promesse vaghe, ma che va informata correttamente e coinvolta nella costruzione di una città diversa. Le linee guida essenziali sono quelle di un governo più partecipato: la nostra idea di democrazia non è quella della delega, ma pensiamo di creare (su tutti i temi e le decisioni che si dovranno prendere) dei forum consultivi dei cittadini che esprimono i bisogni e - in base a questi - si decideranno le priorità». Ma questo non rischia di rallentare l'attività amministrativa, se sui temi più importanti ogni volta bisogna ascoltare i cittadini? «No, la democrazia, se trova gli strumenti giusti, non rallenta nulla. Due sere fa sono stata a Borgo Sabotino, dove si era attivato un comitato spontaneo di cittadini, interrogatisi sul fatto che il loro borgo vede una concentrazione di servitù, come il poligono di tiro, la centrale nucleare dismessa, l'accumulo di scorie radioattive, l'elettrodotto che dalla Sardegna dovrà collegarsi con il Borgo: i cittadini di tutto questo non sapevano nulla, tutto era stato deciso sopra le loro teste, quando, rispetto a questi temi, esiste un problema di sopravvivenza della cittadinanza. Il forum non è qualcosa che si deve riunire e poi ha bisogno di tempi: sono cose che funzionano parallelamente. Il Consiglio Comunale è affiancato da persone delegate a riportare nel consiglio stesso i bisogni della cittadinanza. E poi è necessaria un'authority che controlli, ad esempio ogni sei mesi, che tutto avvenga regolarmente. I cittadini hanno diritto di essere informati: per questo pensiamo ad un'anagrafe di dati che consenta loro di sapere a che punto si è per ogni situazione. Stiamo inoltre lavorando sulle macro aree presenti nel nostro programma, come le politiche giovanili e sociali. Tra pochi giorni, ad esempio, terremo un convegno sul bullismo, che è un fenomeno molto presente nella nostra città: per prevenire questi fenomeni dobbiamo creare una città che accoglie, non una città che respinge e che non offre spazi ai giovani per riunirsi, per aggregarsi, per pensare ed elaborare. Altra macro area è quella del territorio e dell'urbanistica, ed infine quella dell'economia e dello sviluppo, per un'economia che tenga sempre presente l'occupazione, l'impatto ambientale e che prima di andare oltre, dia risposte su ciò che già esiste: sono state fatte delle cose dalla vecchia amministrazione, che poi però non le ha curate e non le ha rese accessibili. Un esempio su tutti: il parco nei quartieri "dormitorio" Q4-Q5, dove, oltre ai supermercati, non c'è nulla. È un bel parco, ma serve solo per portare a spasso i cani, perché non è curato adeguatamente, perché mancano le panchine, perché può essere pericoloso. Manca anche la cura nelle scuole: gli edifici scolastici non possono essere spazi educativi se non sono curati: un'aula sporca, con banchi rotti, con funzionalità minime, non rende l'ambiente educante».

Andrea Apruzzese

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