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Latina. Qui Il Territorio. L'Europa dei cavalieri e la congiura della canaglia. Un percorso dentro la burocratizzazione dei valori
Strade d'Europa è il volume che Rodolfo Sideri e Mario Michele Merlino presentano oggi all'Hotel Europa. La pubblicazione è dei tipi delle Edizioni Settimo Sigillo. Ogni volta che il professor Merlino mi chiama a queste presentazioni mi domando quando è incredibile il mondo, quanto siamo distanti io e lui e quanto reciproco rispetto abbiamo. Ecco l'occidente, l'Europa è questo, l'amicizia. Per un liberale ormai stagionato richiamare termini come “amicizia” o “identitità” per ragionare sul senso di un continente è una resa incondizionata al nemico. Ma quando ho letto il libro la prima cosa che mi è venuta in mente è una vecchia distinzione che usava mia nonna Filomena: “agli munno ci stao i cristiani e gli aglimari”. Era donna pia, da signoriona voleva farsi suora, e faceva dei lavori a tombolo di una maestria sublime, li conserva nel corredo mia sorella. Anche queste digressioni familiari sono una resa all'amico Merlino. Insomma sto dentro alle categorie del libro: l'amicizia dei cavalieri, la cristianità che rende umani (definendo gli altri come fuori dal consesso umano). Perchè è vero le città come sono qui, in Europa, non stanno altrove, l'onore di Carlo Martello e della regina Isabella di Spagna non sono altrove. La frase di nonna segna il confine tra due mondi, tra due modi di concepire il mondo e la vita. Il cavaliere è libero, è fiero, difende gli ultimi, è, come direbbero in Sardegna, “valente”.
Nel volume il nemico non sta fuori ma è l'idea d'Europa dei banchieri, l'idea d'Europa dei burocrati. Merlino non se ne vorrà a male se sono d'accordo con lui. L'Europa di Bruxelles non è liberale, non è marxiana, non è socialista, è un “nano ragionieristico”, è la negazione in termini di se stessa. L'Europa sono la Chansones de Rolandes non è l'Euro. Ma questo lo dico, giocando suo miti di Merlino e Sideri, da liberale perchè l'Europa è il culto delle libertà dell'individuo. Lancillotto è liberale, lui combatte con onore, ma poi compete con l'ex “datore di lavoro” in ragione dell'amore per Ginevra. Non tradisce, ama.
L'Europa nano ragionieristico è la patria di quella mediocrità che si coalizza sempre contro l'eccezione, è l'omologazione, è la corsa verso il basso è il chiacchiericcio che diventa verità. E', l'Europa dei ragionieri, la coalizione di quelli che sparlano del tradimento di Lancilotto, che additano Ginevra come poco di buono, ma non hanno il coraggio di incrociare la loro lama con Lancillotto, con il cavaliere.
Sono cresciuto sotto le cattedrali, non nella versione gotica di Drieu La Rochele con il suo Dio bianco, ma sotto la cupola di San Pietro (quello a Sezze) con il suo rigore gesuitico ed il Dio nero. Ecco la differenza, i miei miti erano paura ed oppressione, il Dio bianco di Sideri è gioia eroica.
Si sta da una parte o dall'altra per questioni di coincidenza, comunque puoi stare nel tuo da cretino o da intelligente, credo che Sideri e Merlino facciano parte della seconda schiera.
Il mio Dio nero mi raccontava il mondo, lo imponeva, il Dio bianco del nord consentiva al cavaliere di cercare il Santo Graal a suo modo, per le strade del mondo, senza mappe.
Dove sono le radici dell'Europa?
Nei miti?
Nella civiltà giudaico-cristiana?
Nell'internazionale socialista?
Per me sta nell'orgoglio di mia nonna che non aveva paura di riaffermare la sua specificità, il suo essere libera dentro un mondo di valori, di conoscenza della storia.
Non credo che il futuro sarà globale, perchè globale è un brodo dove il grasso del pollo fonde con quello del porco, dove il cavaliere “difensor fidei” sta col vile pugnalatore alla schiena, con l'assassino. Il liberale crede nell'individuo libero di ricercare la sua felicità, in fondo è la trasposizione in termini da Padri Pellegrini di Lancillotto.
L'Europa di Merlino di Sideri è questo, la mia è il sogno di una competizione leale tra i migliori. E sull'esclusione dei mediocri siamo in sintonia.
Un libro da leggere per chi ama i dubbi, per chi crede che le verità non ci siano in assoluto, ma distribuite tra gli uomini come sono seminate le stelle nel cielo.
Lidano Grassucci
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