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Latina. Comunismi vissuti e da rifondare. Moderate annotazioni per Rita Ricci da parte di chi falce e martello li ha vissuti sulla sua pelle
Gentile Rita Ricci. Colgo l'occasione della sua recente intervista su questa
testata giornalistica, che ogni giorno sento più mia.
Leggo con stupore che oggi in Italia c'è qualcuno che il Comunismo vuole
Rifondarlo. Quel Comunismo con cui io anni fa sono cresciuta, in Romania,
quel Comunismo che ho odiato, temuto, sfuggito. Quel Comunismo che ha tagliato
aspirazioni e sogni a me e alla mia generazione. La domanda mi viene naturale:
ma questo Comunismo che lei e i suoi compagni volete rifondare adesso e qui
voi lo conoscete? Non alludo tanto alle stragi, alle persecuzioni, ai morti
ammazzati, ovvero a quelle patologie che poi gira che ti rigira puoi rinfacciare
a tutti, ma intendo proprio il Comunismo di tutti i giorni, quello che ti sta
addosso come una tuta, solo che non puoi levartelo, quello che hai freddo d'inverno
e caldo d'estate e che non va bene nemmeno per la mezza stagione. Lei, dicevo,
questo Comunismo lo ha vissuto o lo ha solo teorizzato, amato, raccontato, idealizzato?
Quando voi Comunisti italiani guardavate ad est, quando vi faceva schifo il patto
atlantico, quando indicavate Mosca e i paesi satelliti del vostro comune sentire
lo sapevate come ci vivevamo dentro noi, lo sapevate come erano scandite le nostre
giornate con la stella rossa, i nostri vissuti con falce e martello?
Ma lei lo sa cosa vuol dire non avere luce elettrica fino alle 20.00, perché così
decideva lo Stato? Lei lo sa cosa vuol dire, d'Inverno, rimanere a fissare una candela
per ore? Lei lo sa che il riscaldamento e l'acqua calda erano considerati
viziacci occidentali da evitare il più possibile, e che nelle case si stava caldi
al massimo per due ore al giorno? Lei che demonizza Berlusconi, come politico e come
imprenditore, lo sa che in
televisione c'era un canale solo, che trasmetteva due ore, dalle 20.00 alle
22.00? Lei lo sa che la prima ora era dedicata a tutte le attività quotidiane
dei nostri politici? Lei lo sa che solo mezz'ora era dedicata all'informazione
internazionale? Lei lo sa che l'ultima mezz'ora con cui si chiudevano le trasmissioni
era dedicata al cinema, con film che ci venivano proposti a puntate e che per vederli
tutti ci impiegavi quattro giorni? Lei lo sa che io non sapevo nemmeno dell'esistenza
di un bacio alla francese e ho sempre creduto, da bambina (salvo poi rifarsi dopo e con
gli interessi), che appoggiare le labbra nella guancia di chi ami fosse l'atto più
trasgressivo possibile? Lei lo sa che i cartoni animati venivano trasmessi solo per
mezz'ora e di domenica e che io, io miei fratelli, i miei amici siamo venuti su
senza quella magia, quella gioia, quell'incoscienza, quella felicità tutta
scema che io leggo oggi nei bambini italiani pure quando vedono Dragonball?
Lei, così ostile al liberismo, al privato, lo sa cosa vuol dire alzarsi alle 5
di mattina per cominciare a fare la fila
per il pranzo, con la tessera dello Stato a dirti quanto pane potevi avere (250g al giorno),
quanto latte (diluito), quanta carne, quante uova (una al giorno)? Lei lo sa cosa
vuol dire distribuire nei vari negozi
tutti i familiari, anche i bambini, magari prima di andare a lavoro, per tentare
di non farsi mancare niente a tavola?
Lei lo sa cosa vuol dire vedere una fila nuova e andare a chiamare qualche parente
che non avevi usato per rappresentare lui la famiglia lì?
Lei lo sa che per alcuni generi, come la cioccolata, si riusciva a fare la fila
fino alle 8 di sera? Lei lo sa che spesso il volenteroso della famiglia che si offriva
per portarla a casa era costretto a saltare il pranzo? Lei lo sa che l'unico tipo
di salame era quello di soia e che la fornitura di arance avveniva al massimo due volte
l'anno? Lei lo sa che per una bombola del gas, ed anche il consumo te lo decideva lo Stato,
le file duravano giorni? Lei lo sa che per avere una macchina nazionale aspettavamo
anche dieci anni, e questo mentre la Dacia Pitesti faceva i doppi turni per esportare
macchine all'estero? Quando mio fratello si è iscritto in prima elementare mio papà
gli ha prenotato la macchina.
Lei che critica, ha criticato e criticherà le posizioni dei radicali, dei liberali,
sull'articolo 18, sulla flessibilità del mercato, lei che bacchetta la cultura
antisindacale di Capezzone o Della Vedova, lo sa che i "lavoratori" nei paesi
comunisti dovevano lavorare punto e basta? Lo sa che le otto ore a momenti erano considerate
il vigliacco part-time di uno scansafatiche? Lo sa che si lavorava di sabato?
Lo sa che non esisteva il diritto di sciopero? Lo sa che per chi criticava
il suo capo era possibile la galera?
Lei lo sa che un viaggio all'estero era vietatissimo? Lei lo sa che per me,
originaria di Iasi, già andare a Bucarest era il massimo dell'esotismo?
Lei lo sa che ho potuto studiare altrove, in Inghilterra, solo perché nel frattempo
non c'era più il comunismo? Lei lo sa che tutta la mia generazione ha sognato
Venezia nei libri di geografia? Lei lo sa che la massima ambizione tra gli studenti era
eccellere nello sport, per far parte della nazionale di una qualche disciplina,
e riuscire ad andare all'esterno e darsi alla macchia, non tornare più in patria?
Lei lo sa che ho avuto amici che volevano fare i trapezisti al Circo di Stato
per partecipare alle tournèe in giro per il mondo e fare un ultimo, incredibile,
numero, quello di far perdere traccia di sé?
Lei lo sa che quando uno di noi ci riusciva, in Patria la sua famiglia passava
momenti molto brutti? Lei lo sa che anche con una parentela di secondo grado
con un filo-occidentale che aveva tagliato la corda non si poteva più accedere
ad incarichi dirigenziali? Lei lo sa che la corrispondenza con l'estero, anche
se non espressamente vietata, era comunque controllata dallo Stato? Lei lo
sa che i pacchi provenienti dall'estero potevano essere aperti dallo Stato
e non recapitati al destinatario se il Partito non lo ritenesse opportuno per i superiori
interessi educativi ed ideologici nazionali?
Lei lo sa che l'Occidente liberale,
consumistico, che a voi che il comunismo non lo avete mai vissuto fa tanto schifo,
a noi sembrava il paradiso? Lei lo sa che anche oggi che l'occidente liberale
lo vivo da dentro, con le sue ombre, con le sue storture, con le sue miserie,
giusto per citare il libro di Mauro Cascio così lo faccio contento e mi fa scrivere di più,
continua a sembrarmi il paradiso? Lei lo sa che quello che voi chiamate il liberismo
selvaggio, persino il far west, io continuo a preferirlo alle arroganze e ai privilegi
degli apparati, delle burocrazie, degli eserciti, insomma a tutte quelle pieghe dello Stato
dove veniva calpestata persino quell'utopia di uguaglianza che a parole si diceva
perseguire?
Lei oggi parla di autodeterminazione della donna e di rispetto per le sue libere scelte,
lo sa che l'aborto era un reato? Lei dice di tutelare i più deboli, lo sa che io
credevo che non esistessero handicappati, perché internati in centri miserabili
di cui nessuno ti diceva niente? Lei parla di diritti individuali, lo sa
che non si poteva raccontare nemmeno una barzelletta contro il comunismo senza
correre il rischio di essere spiati e denunciati? Lei lo sa che alienare i propri
diritti individuali per la comunità, questa scelleratezza che fu prima di Rousseau
e poi del comunismo e delle peggiori dittature, si è sempre tradotto, concretamente,
aldilà delle belle teorie, nell'essere sottomessi ad una classe dirigente e ai suoi
capricci?
Lei tutto questo non credo che lo sappia. Perché altrimenti, e cito proprio la sua intervista
pubblicata su ParvapoliS, non avrebbe detto che lei vuole
"una società più giusta, che cura gli ambienti, fatti non solo dalla città e dagli spazi,
ma fatti anche di idealità, di modi di pensiero, di modi di essere, di
rimessa in discussione di valori dominanti come il liberismo economico sfrenato
che ha monetizzato tutto ed ha distrutto i sogni delle persone che desideravano
una società più umana". Mi creda, le parla una che dentro i sogni delle persone
che desideravano una società più umana ci ha passato l'infanzia e l'adolescenza:
il liberismo economico sfrenato che ha monetizzato tutto ci ha ridato, non tolto,
la speranza di sognare per davvero. Mi creda, se lei queste cose le avesse detto
in un bar di Bucarest, si sarebbero tutti messi a ridere. Ma proprio sbattendo i piedi
per terra. Non avrebbe avuto un voto, ma forse un caffé qualcuno glielo avrebbe
pagato perché siamo un popolo generoso, in fondo. Ho deciso di scriverle
perché a Latina non ci sono comunisti. E magari c'è il rischio che qualcuno,
alla fine, le possa credere per davvero...
Diana A. Harja
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