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Latina. Aggiungi la cultura nelle chiese. Fabio Ungaro: «Una nuova figura che animi il dibattito ed il confronto». Il rapporto col mondo laico
Davanti le Telecamere di ParvapoliS Fabio Ungaro, giornalista
di Avvenire. Un incontro sugli animatori della comunicazione
sociale e della cultura. Quali i contenuti?
«Questa figura nasce dalla volontà della chiesa cattolica italiana
di avere nelle sue 26000 parrocchie questo nuovo profilo. Anche
all'interno delle chiese ci vuole qualcuno che si faccia promotore
di azioni miranti all'animazione del dibattito culturale».
La cultura tout court dovrebbe entrare nelle chiese, anche
quella cultura laica e liberale che vi piace così poco?
«La cultura è già nelle chiese. Solo che a volte si ferma sulla porta
perché ci sono altre priorità. L'intenzione è quella di trovare
persone che capiscano attraverso questa vocazione pastorale
che farsi trasmettitore di quanto succede fuori diventa importante
ed essenziale». Non vorremmo entrare in polemica con lei.
In altre nazioni, nei tiggì non si parla di chiese o di credenze
religiose. In Italia spesso e volentieri c'è Ratzinger. Perché?
«Ma, perché la chiesa cattolica in Italia ha riempito il vuoto
che ha lasciato la Democrazia Cristiana per difendere quei valori
largamente condivisi dal popolo italiano. Occupando questi spazi
ha avuto una presenza mediatica importante». Così però sembra quasi
che lo Stato, e le sue televisioni, sia prono ad una chiesa. Che rapporto
dovrebbe esserci secondo lei tra Stato e chiese?
«Libera chiesa in libero stato. Su alcune questioni a cui tiene maggiormente
è giusto che la chiesa faccia sentire le sue ragioni».
Ma la chiesa spesso non rappresenta affatto il comune sentire o le ragioni
della scienza. Ieri aborto e divorzio, oggi l'eutanasia. Quelle cattoliche
non sono intrusioni nella libera coscienza? «Quando si prendono in considerazione
dei valori assoluti, come la vita e la morte forse non si può più parlare di libera
coscienza, quanto far riferimento a dei valori che sono oggettivi, che vanno oltre
a quanto noi possiamo provare». Possiamo sapere qual è la sua di opinione?
«Sono totalmente contrario. L'eutanasia è uno di quei casi in cui è difficile
capire dove voler stare. Lo abbiamo visto col nazismo, con l'eugenetica e quant'altro:
si comincia con altre intenzioni e si finisce con la tentazione di voler
manipolare l'uomo». Cosa rappresenta secondo lei Avvenire?
«Avvenire è il nono giornale, è il giornale della comunità cattolica italiana
che però vuole rivolgersi a tutti gli italiani. Vuole far riflettere in maniera
equilibrata, equidistante, sui temi che sono fondamentali: il servizio all'uomo,
alla giustizia, alla verità».
Elisabetta Rizzo
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