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Latina. Eutanasia, sciopero della fame. Della Vedova: «È un no al principio del consenso informato». Per Welby l'adesione anche di ParvapoliS

«La vicenda di Welby nasce dalla richiesta di un malato terminale di sospendere trattamenti sanitari di fatto coattivi e non richiesti», dice Benedetto Della Vedova, presidente dei Riformatori Liberali e deputato di Forza Italia. «Se, come da alcuni anni accade, il principio del consenso informato, che nessuno esplicitamente contesta, consente ai paziente di rifiutare consapevolmente i trattamenti che vengono loro proposti, diviene oltremodo difficile (anche a legislazione vigente) giustificare la scelta di sequestrare la volontà di un paziente vigile e consapevole, ma fisicamente impossibilitato a sottrarsi a cure che, in coscienza, egli non considera tali. Proprio per evitare il rischio che il dibattito sull’eutanasia prenda pieghe pericolosamente stataliste, che assegnino al potere pubblico il compito di decidere per conto del paziente, sulla base di norme astratte e casuistiche, se e quando sospendere i trattamenti sanitari, occorre che in casi come quelli di Welby sia rispettata la volontà dell’individuo e il principio del consenso informato. Il dibattito sul caso Welby non è un astratto agone fra i difensori del diritto alla vita e quelli del diritto alla morte. Dire no a Welby non significa dire no all’eutanasia, ma dire no al principio del consenso informato, cioè alla base giuridica e deontologica di qualunque contratto terapeutico, di qualunque relazione ragionevole e reciprocamente responsabile fra medici e pazienti». Intanto da ieri è cominciato lo sciopero della fame di Emma Bonino e di tantissimi radicali e liberali, a cui si associa la redazione di ParvapoliS, a sostegno del co-presidente dell'associazione Luca Coscioni e della sua battaglia.

Diana A. Harja


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