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Concordato. Umberto Tacconi: «Basta con tutte le norme che sviliscono il
magistero religioso e chi lo esercita a espressioni dello Stato, a 8 per
mille, a bestemmia»
Un intervento dei radicali pontini sulla questione del Concordato.
«Ieri mattina», scrive Umberto Tacconi, «dalle colonne del "Corriere della
Sera", Ernesto Galli della Loggia ha rilanciato la questione della
abolizione del Concordato tra Stato italiano e Chiesa cattolica.
Intanto, in attesa di abolire il Concordato, Galli della Loggia ha
provveduto, una volta di più, ad abolire i radicali, che sin dal 1974
(in una campagna di raccolta di firme che vide il sostegno e il
"volantinaggio", proprio dalle colonne del "Corriere", di Pier Paolo
Pasolini -ma, evidentemente, si trattava di altro "Corriere" e di
altra "firma") raccolsero centinaia di migliaia di firme in calce a
una proposta referendaria volta proprio all'abrogazione del Concordato
(e che si univa ad altri quesiti, dall'aborto all'abolizione del
finanziamento pubblico dei
partiti, dalla legge Reale a 97 articoli del Codice Rocco).
Quattro anni dopo, però, inaugurando una lunga -e tuttora impunita ed
ininterrotta- giurisprudenza anticostituzionale, la Consulta avrebbe
respinto il quesito, impedendo al paese, dopo il divorzio, di compiere
di
slancio un'altra grande conquista di civiltà.
È l'ora di ripeterlo, ai vecchi e ai nuovi militanti concordatari, ai
vecchi e nuovi sostenitori, clericali e comunisti, dell'articolo 7
della
Costituzione, dei Patti lateranensi e delle integrazioni craxiane:
non solo
la laicità dello Stato, ma anche e soprattutto la libertà della Chiesa,
possono essere assicurate soltanto attraverso la rimozione e il superamento
del Concordato e, con esso, di tutte le altre norme che sviliscono il
magistero religioso e chi lo esercita a espressioni dello Stato, a 8 per
mille, a bestemmia.
Opposta, invece, sembra essere la strada preferita dal Parlamento e dal
Governo italiani, pronti ad estendere il modello concordatario anche ad
altre confessioni religiose, per meglio diffondere il morbo clericale nello
Stato e quello statalista nelle Chiese.
Ma poiché, com'è noto, al peggio non c'è mai fine, anche in questa logica
neoconcordataria (che pure, secondo noi, va respinta in radice), c'è chi
inserisce elementi di odiosa intolleranza: è il caso dei deputati di Lega,
An e Ccd che si oppongono soltanto alla ratifica delle "intese" con buddisti
e testimoni di Geova. In altre parole, sì alla statalizzazione, ma solo dei
culti graditi ai censori».
Mauro Cascio
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