Parvapolis >> Cultura
Latina. La Polemica di Pennacchi. Gian Luca Campagna (Ego): «Noi abbiamo copiato? L'Anonima scrittori ha il copyright del racconto breve?»
Caro Direttore,
ho sempre evitato di cadere in polemiche sterili, perché sono
abituato da sempre alla cultura del fare e non a quella del
distruggere, sport italico per eccellenza e pontino per eredità e
tradizione. Però, ora mi sento di intervenire. Non l´ho fatto in
occasioni precedenti per la puerilità (e certa paranoia) di certi
contenuti di certi personaggi ma ora credo sia giunto il momento.
Pennacchi è un uomo che cerca in continuazione la polemica becera per
sentirsi vivo, anche quando la polemica è tirata per i capelli,
pretestuosa, fanciullesca, ipocrita, sciocca, colma di rancore e
rabbia per chissà quale motivo [...]. Il piccolo editore locale
che ha lanciato (e non `si appresterebbe a lanciare´, come dice
Pennacchi nel suo intervento, ma non è una novità che a Pennacchi
sfuggano spesso modi e tempi della vita condotta alla luce del
giorno) l´iniziativa dei racconti brevi (denominato `Storie da bar´,
che non ha nulla da spartire con le iniziative dell´Anonima
Scrittori, anzi coinvolta in tempi debiti e non sospetti per tentare
di fare sinergia col progetto della Ego) non ha affatto preso spunto
dall´iniziativa dell´Anonima stessa, in quanto il progetto è
completamente diverso e l´unica affinità è che il racconto debba
essere breve per partecipare, a meno che la stessa Anonima non abbia
inventato le short story. Ma questo non ci risulta. È sinonimo di
arroganza e fortissima presunzione definire di propria paternità il
genere dei racconti brevi, come se la cultura o l´evasione culturale
fosse appannaggio di Pennacchi e di chi per lui. Altrimenti a breve
etichetteremo noi stessi il peto o il pernacchio con dovuto marchio e
copyright, in modo da essere fragorosi nelle esternazioni che nessuno
potrà (tantomeno il Pennacchi scrittore famoso) dire che la paternità
non è la nostra, esibendo tanto di foglio burocratico che attesta la
nostra paternità per un cotanto rumoroso tono. Ma come fa Pennacchi,
poi, a parlare lui stesso di valori positivi se lui stesso, che viene
definito scrittore di successo [...], non ha mai prodotto una
cosa che fosse una nel territorio dove è nato, dove è cresciuto e
dove opera e che ricadesse sulla collettività? La differenza tra lui
e noi è che Ego da sempre ci mette faccia e nomi nelle cose che fa,
mai nascondendosi dietro una vetusta e anacronistica `cultura di
classe´ ristretta e per pochi eletti o dietro nickname e pseudonimi,
mai coinvolgendo soltanto il proprio recinto ma allargando sempre più
ogni iniziativa a tutti, senza alcuna distinzione e qui carta canta.
L´unica cosa organizzata dal signor scrittore famoso a rigor di
memoria è stato un convegno anti, che la dice lunga sulla qualità
delle idee dello stesso. Già, perché le cose non si organizzano per,
ma, secondo Pennacchi, anti. E ci credo che ci resta male quando
sente parlare di valori positivi. Lui, che è anti-tutto. E non certo
per reale convinzione, ma perché si è voluto creare quest´alone di
personaggio anti-tutto, anche anti-sé stesso (e la qual cosa non
sorprende affatto), perché i valori positivi e propositivi non sa
nemmeno da che parte abitino. E, Pennacchi, non ce l´abbia a male,
potrà partecipare al concorso di narrativa: anzi, avremo un buon
occhio di riguardo verso il suo venerando scritto, vedremo certamente
anche di selezionarlo e farlo entrare direttamente nelle
pubblicazioni di quelle persone che `fanno cultura´, così entrerà di
diritto nel recinto dei somari dove tanto gli piacerebbe scalpitare e
continuare lui stesso a ragliare...
Gian Luca Campagna
|