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Latina. L'oasi dei somari, parte seconda. Il commento di Antonio Pennacchi: «Ah fregna! Questi copiano e s'incazzano pure, se glielo dici»

No, le “short stories” non le ha inventate Anonima scrittori. Ma le “pillole” di narrativa sì. E “pillole” è il termine specifico usato nel comunicato pubblicato anche da ParvapoliS il 9/12/2006. Il termine “short stories” peraltro, nell’editoria americana da cui proviene, non sta a indicare microstorie come quelle in oggetto, bensì semplicemente “racconti” contrapposto a “romanzi”, e possono quindi essere lunghe anche venti, trenta, quaranta e passa pagine. Ma qui il discorso rischia di farsi troppo difficile anche per certi geni dell’editoria locale, all’autorità dei quali – come da loro espressamente richiesto – un umile e notorio imbrattacarte come il sottoscritto non può che inchinarsi. E mi inchino, ci mancherebbe altro, anche perché è tutta mia la colpa di aver fatto conoscere a qualcuno – portandolo ad un reading di Anonima Scrittori – il progetto “pillole” di Modica Quantità di cui si rivelò immediatamente entusiasta, ma così tanto entusiasta da farlo poi evidentemente suo. Noi naturalmente non ce l’avevamo con lui, ma con l’inadeguatezza del personale politico preposto a vario titolo alle questioni della cultura in ambito locale (buono Liazza, buona Dc). Però se uno che copia – e magari ci fa pure dei soldi – poi si incazza pure come una bestia se qualcuno gli dice che ha copiato, allora sì che questo testimonia del suo sistema valoriale. Quello è evidentemente convinto che non ha fatto niente di male: era nel suo pieno diritto prendere idee e progetti anche non suoi e farli fruttare, sono gli altri che sono dei marziani: “Ah, fregna! E mo’ non si può manco più copiare?”.

Antonio Pennacchi


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