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Latina. Un 2006 da non dimenticare. L'Italia ha vinto i mondiali. E non c'è più la mezza stagione. Per il 2007 attese e desideri...

Questo pezzo nasce sotto i peggiori auspici. Lo avevo già scritto tutto, ma se ne è andata la luce. E non avevo salvato. Ho perso le mie migliori cose così. Il bello è che dall'esperienza non imparo mai. Mi trovo adesso questo schermo bianco davanti, senza tutte le invenzioni, i giochi della prima stesura. Che mi era persino piaciuta. Dire che qualcuno me lo aveva pure detto: attenzione alla sfiga in questi giorni. Ed io da solito testardo logico-razionale non mi ero neppure grattato. Ma veniamo a noi. Niente di che. Era solo un pezzo per ricordare quest'anno che se n'è appena andato. È la prima volta che mi dispiace un po'. Per me è stato un bell'anno. L'Italia ha vinto i mondiali. Il Palermo sta facendo bella figura in serie A. Io non mi interesso di sport. Mi piace poco. Ma quando lo sport sa essere un momento aggregativo mi entusiasmo anche io. Gli auguri per un nuovo anno cominciavano da qui, nella stesura che non c'è più: che sia un anno in cui possiamo essere sempre più uniti, e non importa poi in nome di che. Auguri ai cattolici che hanno appena finito di intitolare la stazione di Roma a Giovanni Paolo II. Fatemi capire: al posto di dire che andiamo a Roma Termini si dirà che andiamo a Roma Giovanni Paolo II? Sarebbe per me una buona ragione per andare a Roma in auto, almeno mi devo solo sopportare la scultura di Pomodoro che a questo punto è il male minore. Auguri ai liberali, ai laici, al governicchio abusivo di Romano Prodi, ai pacifinti, agli interisti. Auguri alla mia famiglia, a mio figlio, a mia moglie, a mia suocera. Auguri a chi fa questo mestiere ingrato. Quello del giornalista, dico. E sembrerà strano che io, tradizionalmente così anticorporativo, viva questo slancio solidaristico. Rischio che Marco Battistini non mi rivolga la parola o non mi inviti più alla sua trasmissione per parlarne male. È che i miei colleghi vorrei strapazzarli solo io. Quando lo fa qualcun altro m'offendo. Mi viene fuori l'orgoglio. Sull'insulto alla categoria voglio il monopolio. Almeno in provincia di Latina. Con qualcuno di loro condivido sogni, con la maggior parte le difficoltà. E le difficoltà sono come la carta igienica: uno ne tira un foglio e ne vengono fuori dieci. Fortuna che siamo ontologicamente dei leccaculo, così se ci dovesse finire la saliva, almeno abbiamo carta da vendere. Auguri a chi compra i miei libri. E auguri anche a chi non li compra, perché non sa cosa si perde. Auguri a chi ama la Massoneria, a chi la odia, a chi ancora non ha capito cos'è e a cosa serve. Auguri a chi ama la Qabalah, auguri a chi ancora non ha capito come si scrive. Auguri a chi non ha capito cos'è e a cosa serve, ma per il momento non si è posto il problema perché prima deve ancora capire cos'è la Massoneria. Auguri a chi ama la Filosofia e a chi non ha realizzato perché quando scrivo difficilmente sono serio. È il vantaggio di essere intelligente fare l'imbecille, mentre il contrario è del tutto impossibile. Auguri a quelli che hanno posizioni metafisiche diverse dalle mie. Mi capita da quando ero adolescente. Lo racconta pure Woody Allen. Aveva una ragazza e dovevano sposarsi, ma c'era un conflitto religioso. Lei era atea e lui agnostico. Non sapevamo senza quale religione educare i figli. Auguri a quelli a cui piace Jackson Pollock, i suoi quadri varranno pure quanto dite voi ma a me continua a sembrare uno che buttava sulla tela colori a caso. Ci sono buono pure io. Io amo Salvador Dalì. Max Ernst, Juan Mirò, René Magritte. Un po' De Chirico. Un po' Silvana Sotgiu. Gente che se la voglio imitare mica ci riesco così facilmente. Auguri a chi ascolta Paolo Conte, anche se io preferisco Vinicio Capossela. E non finirò mai di ringraziare Alberto Dalla Libera per avermelo fatto conoscere, diversi anni fa. Auguri a chi, come me, ama il Jazz. Auguri a chi si emoziona ascoltando Louis Armstrong. Ora io sento musica tutta pipina e raffinata, per farmi perdonare che da piccolo a me a Roberta Colazingari piacevano i Duran Duran. Sono raffinato pure se ho un cognome solo, e non due che fa tanto sangue blu. Il mio è rosso, come quello di noi gente normale. Auguri a Lidano Grassucci e ad Antonio Pennacchi. E a Maria Corsetti, che avevo conosciuto come fine frequentatrice delle rassegne più pallose di teatro, quelle che ti annoiano anche solo nei titoli e che ora gira con la t-shirt di Neri Parenti. Auguri a Diana, Elisabetta, Andrea, e a chi quotidianamente mi sopporta. Auguri al mio portiere, che se ne torna in Argentina a febbraio e che già mi manca perché non avrò nessuno con cui litigare su Che Guevara. Auguri a quelli dell'Antica Littoria, che a Latina credo sia la mia pizzeria preferita. Ho un piccolo record: mi scolo regolarmente un pinch di birra, cioè un litro e mezzo. Un risultato che però voglio perfezionare. Devo arrivare a due boccali da un litro. È un traguardo ambizioso. Ma so che posso farcela. Auguri a chi ha inventato gli auricolari blutooth. Soprattutto quelli con il controllo vocale. Una favola, se solo funzionassero. Sono stato mezzora al bar a ripetere "Per favore rispondi". "Per favore" era la parola magica che avevo impostato per attivare il riconoscimento. Gli albanesi mi guardavano strano. Alla fine hanno cominciato a gridare pure loro: "Per favore, rispondigli". Ma l'auricolare non s'è commosso. Ed ho socializzato invano. Auguri a chi mi sta chiamando al telefono adesso e a cui tanto non rispondo; non ha capito ancora perché lo evito, perché sto scappando, ma è meglio essere vigliacchi per un minuto che distrutti per il resto della vita.

Mauro Cascio


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