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Latina. L'assassinio di Saddam Hussein. Pannella: «Ora abbiamo un martire del terrorismo internazionale». Orrore per la pena di morte
«Giochiamo all'impossibile contro il probabile». Così aveva commentato Marco Pannella
cominciando il suo sciopero della fame e della sete contro la condanna a morte
di Saddam Hussein. Una scelta grave, profondamente sbagliata, ingiusta quella
di questa notte. Intanto per una pratica così barbara, incivile, piena di vendetta
e non di giustizia.
«L’assassinio di un dittatore - aveva affermato l’esponente radicale - non è un
contributo alla democrazia e alla pace, ma è un atto barbaro di inciviltà, una
scelta ottusa». Non si tratta soltanto della contrarietà alla pena di morte:
«Mentre tutti intorno dicono Sta per scoppiare la guerra, - aveva aggiunto Pannella -
io dico Può cominciare la pace». E la pace non è scoppiata.
«Senza l'esecuzione voluta da Washington, da Bush, si sarebbe potuto ancora ascoltare
dalla difesa di Saddam storie e storia, in primo luogo quelle delle complicità
'insospettabili' delle quali il dittatore poté godere o dalle quali è stato istigato
e armato. In tal modo si regala un martire al terrorismo internazionale. Ma si chiude
la bocca al complice».
Unanime la condanna del mondo civile all'omicidio politico. È una notizia
tragica, hanno detto Rita Bernardini, Daniele Capezzone e Benedetto Della Vedova dei Riformatori Liberali. C'è il rischio
che alimenti lo spirito di vendetta e semini nuova violenza, aggiunge l'associazione
radicale Nessuno Tocchi Caino da sempre impegnata contro la pena di morte.
«Abbiamo sperato che la pietà umana e il senso politico ispirassero più sagge decisioni.
Ha prevalso evidentemente una visione della politica che prescinde da qualsiasi
mozione umanitaria, da qualsiasi sentimento. La decisione presa sulla morte
di Saddam riempie di sgomento»: così il presidente del Consiglio, Romano Prodi, che ieri
aveva rivolto "un ultimo appello alla saggezza dei grandi".
«L'esecuzione di Saddam, un dittatore che ha identificato il proprio percorso
politico con la pratica della distruzione e della violenza, in nulla sminuisce
il sentimento di orrore e di rifiuto suscitato dalla pena di morte», secondo
Fausto Bertinotti.
Parole forti contro l'omicidio di Saddam Hussein erano state spese anche da Ratzinger e
da Massimo D'Alema.
Elisabetta Rizzo
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