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Latina. Io sto con la befana. Idee ad appunti per punizioni possibili a quei bastardi che dicono che, come Babbo Batale, non esiste...
Io sto con la befana, la preferisco in assoluto a Babbo Natale. Sarà che arriva all’inizio dell’anno, in quel momento in cui si fanno tanti progetti per i mesi successivi mentre le giornate, seppur di poco, già si sono allungate. Sarà che non ricordo un anno in cui mi sia mancata la calza (forse c’è stato, ma ho rimosso l’accadimento tremendo). Sarà che dentro quella calza ci sono state sempre cose buonissime e tanto colorate: marzapane, confetti, caramelle ripiene rosa e azzurre, carbone grigio, ma di un grigio perla che porta allegria. Così - passata la sbornia dei presepi viventi, dei presepi ideologici, dei presepi contestati, di quelli elaborati, di quelli poveri e di quelli ricchi – mi dedico con particolare cura al mio personaggio preferito. Che se ho superato indenne l’idea che Babbo Natale non esistesse, ancora non mi faccio una ragione che non esista la befana. Anche perché mia nonna Rosina le somigliava tanto, con quegli occhi azzurri, il naso adunco, il mento aguzzo, un gatto sempre intorno ed una serie di stregonerie gastronomiche in atto. Quando qualche bastardo infame mi ha rivelato la verità sulla befana in fondo ho avuto la risposta pronta: “guarda che lo so benissimo che la befana è nonna Rosina, non ho mai pensato che potesse essere qualche estranea”.
E con questo desidero esprimere il mio profondo disprezzo verso chi si affanna tanto a spiegare che Babbo Natale e la Befana sono invenzioni dei genitori per fare fessi i figli fin da piccoli. Queste persone andrebbero messe alla gogna su pubblica piazza e condannate a guardare – con gli stecchini agli occhi stile Arancia meccanica - seicento repliche de “Il fatto del giorno” a cura di Maurizio Bernardi e Lidano Grassucci. Voglio vedere se a metà della tortura non vengono assaliti da visioni mistiche per finire con l’invocare folletti e gnomi, Biancaneve, Cenerentola e anche Minnie e Topolino affinché vengano a liberarli.
Maria Corsetti
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