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Latina. La terra di mezzo. La costruzione di una città come sogno arduo, metafisico. E Word che ti segnala come errori quelli che gli pare a lui

Contrariamente a ciò che si crede o si tramanda, Latina o Littoria, che dir si voglia, non fu voluta da Benito Mussolini anzi, all’inizio la costruzione di ciò che sarebbe diventata l’opera urbanistica più importante compiuta in epoca moderna, per la precisione una delle 167 bonifiche ed edificazioni di comuni, città, paesi e centri rurali dell’epoca fascista fu invisa al Duce. Ma questa è un’altra storia, scritta da molti e che ha molti padri, ma con una madre sola..
Mussolini all’inizio osteggiò tale progetto, proprio come il mio programma word che mi segnala che la parola Mussolini è un errore, mentre la parola Stalin no. Provate. Comunque al Duce in quel momento l’idea non piacque; era troppo indaffarato con altri cazzi per mettersi contro tutti i nobili o pseudo tali dei monti lepini, ma alla fine cedette, sotto la necessità di fornire una speranza alla gente che moriva di fame e venne, dopo la posa della prima pietra, ad opera del conte Valentino Orsolini Cencelli, a dare il via alla “terra di mezzo”.
All’inizio gli attori dell’impresa erano pochi e ben definiti; i monti con i montanari, la palude con la malaria, il mare con i pesci. Questa era la materia con cui iniziare, questo era quello che si aveva a disposizione, ma occorreva inserire degli altri attori per iniziare l’opera, quindi si inserirono: gli emiliani con i tortellini, i romagnoli con la musica, i veneti con il vino e naturalmente, il lavoro, l’unico autorizzato a portare con sé due cose e lui portò: sudore e sangue. Nessuno avrebbe mai pensato che non ci saremmo mai più liberati di quel valore con i suoi due regali. Ma anche questa è un’altra storia, scritta solo da mignotte.
Anche la parola mignotta word me la dà come errore, mentre politico no. Provate. Furono mesi di duro lavoro e grande sacrificio, ma alla fine la speranza era compiuta; una nuova terra era stata strappata alla palude e gli Italiani potevano crescere, prosperare e proliferare nel nome del Duce. Senza voler minimizzare un’opera di così grande importanza per gli Italiani tutti, anche per quelli che lo negano; la spinta emotiva, data con la costruzione di Latina, è stata tale per cui la mia generazione vive ancora di quella carica che ha fornito una capacità di credere in noi stessi senza precedenti nella storia di questo paese.
Quindi Littoria cresce, finisce la guerra, e subito ci si rende conto che è una città scomoda per il nome, per la posizione geografica, per la sua storia ed anche per ciò che rappresenta; si comincia allora a fare la prima operazione di conquista dell’era moderna: L’operazione “dividiamoci la torta.” Narra la leggenda che un pesce e un montanaro, chiesero alla fine della guerra che venisse rasa al suolo la città, perché “essa rappresenta lo fascismo e lo duce” ci volle un santo a salvarci il culo... e nacque la DC, e con essa le prime tre fette presero il volo. Nel frattempo, le comunità che avevano reso possibile la bonifica crescevano, la città cresceva, i terreni che il fascismo aveva dato loro crescevano di valore e in poco tempo andarono a finanziare una nuova classe politica composta dai tortellini, dalla musica, dal vino e dal lavoro creato ad arte. Di conseguenza vennero abbattuti veri e propri capolavori moderni di architettura, costruendo a cazzo di cane palazzi senza rispettarne i canoni di convivenza sociale. E un’altra fetta è andata.
E i romani?! Potevano lasciarsi sfuggire l’occasione di investire fuori dalle mura Aureliane? Giammai! E acquistarono tutto ciò che avrebbe acquisito un valore; di lì a pochi anni... nascevano l’aeroporto militare, le industrie, spariscono un po’ di soldi con la Cassa del Mezzogiorno e con questa un’altra fetta prende il volo. Arrivano gli anni Ottanta e si comincia ad intuire che un sottile filo lega gli anni che vanno dal '46 in poi.
Intanto continua l’immigrazione in questa città ed in tutta la provincia, sia chiaro, io considero Latina una città tollerante come poche, ma si comincia a percepire che per amalgamare le varie componenti, le varie etnie che la compongono non si fa nulla; tutto è lasciato al caso, alla libera iniziativa, tranne chiuderle in contenitori “culturali” ottimi per raccogliere voti. Finalmente sulle ceneri, manco a dirlo, di un edificio di fondazione riusciamo a costruire IL Palazzo della Cultura. Era il 1982, rimane tuttora l’unico edificio di pubblica utilità costruito dopo la fondazione fascista. Da allora sono stati assessori alla cultura: medici, ingegneri, architetti... risultato? Fermate qualcuno per strada e chiedete loro cosa è costato a Giuseppe Verdi mettere in scena La Traviata... e siate buoni, ridete dieci metri più avanti.
Nel frattempo musicisti, attori, pittori, registi, tecnici, poeti, scrittori sono sbocciati in questa città, nonostante tutto, come fiori nel letame. Arriviamo al '92 scoppia mani pulite, e proprio nell’esplosione si sporcano anche loro, le mani; il MSI vince le amministrative ed un’altra fetta prende il volo. Nascono monumenti, giardini con lo sponsor, grandi progetti inutili, le Spa, le terme, l’intermodale ed il livello delle autorità locali sfiora le palle del mio cane. La droga e la camorra, intanto, cominciano a farsi spazio; le associazioni a delinquere proliferano ed il livello sociale della città subisce un duro colpo. Sindacati, associazioni di categoria e rappresentanti dello stato, non vedono. Qualche mese fa, ho incontrato un poliziotto che faceva parte della “speciale”; erano il nostro incubo, lo fermo e gli dico:” tu sei Rocco Valcalepio?” E lui mi fa, con il solito sguardo minaccioso: “sì e tu chi sei?” Declino le mie generalità.. non mi ricordo di te... si vede che eri un bravo ragazzo. Gli dico: “si ma te le posso dire due cose”? E lui; sì, dimmi, prima cosa, grazie! Seconda cosa, vaffanculo! Mi guarda incuriosito; non capisce dove voglio arrivare ed ormai sono troppo cresciuto per darmi due sberle: ”grazie, perché da ragazzini stavamo sempre attenti a non esagerare per paura dei calci in culo che ci avreste dato se l’avessimo fatto… e vaffanculo perché ogni volta che ci passavate vicino con la macchina in borghese ci ringhiavate a prescindere... ma allora non potevo dirtelo”.
È stato impressionante vedere un uomo, con ancora quella grinta negli occhi, percepire la cosa all’istante come un ringraziamento, perché era di quello che si trattava: un ringraziamento dal profondo del cuore. Mi dice: “vedi, ai miei tempi nella speciale eravamo sette e controllavamo tutta la provincia, ora sono in centocinquanta e non controllano nemmeno la città”. Ma loro sapevano chi andare a prendere e non per le statistiche del Ministero dell’Interno. Altra fetta prende il volo. Ma adesso mi sveglio... non può essere tutto vero e poi siamo così tanti in questo sogno: più a sud gli eserciti del terrore, più a nord i quiriti, ad ovest i pesci, ad est i montanari, e nella terra di mezzo? Chi ci sostiene? In città sono nati piccoli Berlusconi, piccoli Prodi, “anche la parola berlusconi word me la dà come errore ma la parola Prodi no. Provate. Piccoli giornalisti, piccoli medici, piccoli avvocati, piccoli commercialisti. Potrei continuare per molto, ma gli Elfi... dove sono finiti? …anche loro sul tavolo da gioco del circolo cittadino?

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