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Latina. Lavoro precario e centri commerciali. Giuseppe Pannone fa l'antiliberista costi quel che costi: «Basta al lavoro senza sicurezze»

«Le proteste in atto in questi giorni da parte dei giovani lavoratori dei centri commerciali mettono in evidenza, finalmente, un fenomeno troppo a lungo dimenticato. Si tratta di ragazzi che pur di avere un’occupazione (e magari contribuire a dare una mano alle famiglie in difficoltà) si devono adeguare ad un mercato del lavoro che nella nostra provincia è sempre più incerto, difficile e senza regole». Spiega Giuseppe Pannone: «È mancata e manca tuttora nell’intero territorio pontino una vera politica del lavoro, capace di creare le basi di un’occupazione stabile e qualificata, di dare ai nostri giovani una prospettiva occupazionale, di non mortificarli con lavori precari e mal retribuiti, di non renderli vittime di un sistema che bada solo ed esclusivamente al profitto delle aziende multinazionali. Le responsabilità di questa situazione non possono che essere attribuite ad una classe di governo del capoluogo e dell’intera provincia incapace di costruire un progetto nel territorio e per i cittadini, che ha determinato ad ogni livello un vero e proprio “spezzatino sociale”, dove ogni singolo cittadino cerca con ogni mezzo di difendersi da un sistema autoreferenziale e che bada a tutelare gli interessi di pochi. Se i lavoratori dei centri commerciali incrociano le braccia ed iniziano a protestare (vedi ciò che accade a Panorama o da Gusto), se qualcuno inizia a mettere in discussione un sistema del lavoro fortemente precarizzato e instabile, che si basa su contratti a tempo determinato, lavoro in affitto (è questo il vero e triste significato del lavoro interinale), contratti a progetto, etc., allora è giunto il momento di dare voce a un diffuso senso di inquietudine. Il problema non è solo quello del commercio abusivo degli ambulanti, ma è soprattutto quello degli abusi nel sistema delle grandi catene commerciali, che, da un lato, pongono i giovani lavoratori pontini in una posizione di soggezione, e, dall’altro, portano fuori dalla nostra provincia ingenti capitali. Il tema, in fondo, è sempre lo stesso: la difesa della comunità ed i valori della solidarietà. Far rispettare le regole sempre e con tutti, e questo vale sia per gli ambulanti che nei centri commerciali».

Andrea Apruzzese


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