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Latina. Comunismo e Romania. Un lettore a Mauro Cascio e Diana A. Harja: «Ma io credo in quegli ideali». Che furono però di tutti...
Gentile concittadina europea,
Mi sento in dovere di rispondere alla sua lettera a ParvapoliS, nella quale chiede conto alla signora Ricci della necessità di rifondare il comunismo in Italia nonostante tutto quello che ella ha passato in gioventù nel suo paese di origine, la Romania.
La signora Ricci non ha certo necessità di un aiuto come questo, da parte mia, e sono certo che le risponderà come riterrà giusto fare.
La sua lettera, che ho appena letto su “il Territorio”, mi spinge ad una analisi personale del mio “sentire” politico.
Io sono sempre stato comunista, credo di averne i geni nel dna a causa della regione di provenienza, l’Emilia.
Io però non sono comunista come Ceausescu, sono comunista, e ne sono orgoglioso, come i partigiani che hanno dato la vita, insieme a tanti altri con ideali diversi, per costruire questa società, che consente a tutti di essere curati dignitosamente, di ricevere una istruzione che consenta di diventare cittadini in grado di capire e criticare, una organizzazione del lavoro che impedisca abusi e soprusi, la Giustizia che nelle intenzioni doveva essere uguale per tutti.
Converrà che contribuire ad organizzare una società in tale modo, necessitano valori ed ideali un po’ diversi da quelli che animavano il signor Ceausescu.
Avrà notato che io parlo di persone che hanno agito democraticamente, senza imporre nulla a nessuno e senza usare la forza, solo in nome di ideali e culture che andavano in una unica direzione: tutelare le fasce deboli della società.
Io sono comunista con Questi punti di riferimento.
Riconosco che tante di quelle idee devono essere rimodulate per adeguarsi ai tempi.
Oggi l’Europa conta 27 stati in qualche modo associati, molti di questi hanno una moneta unica, non nascondo la mia soddisfazione se penso che i miei punti di riferimento hanno fatto molto per arrivare a tanto.
Avrei molti altri esempi per dimostrarle la differenza tra me e Ceausescu.
Almeno quanti ne ha lei per farci capire come ha vissuto, tenga conto che se ora possiamo dialogare buona parte del merito va ai comunisti italiani.
Cordiali saluti. Raoul Davolio.
Risponde Diana A. Harja: Gentile Raoul Davolio, ho letto con attenzione la sua risposta che, come vede, abbiamo riportato integralmente. Veda, io non metto in dubbio i valori comunisti, né gli ideali per cui tanta gente ha combattuto ma che, a stretto rigore, non appartengono solo alla via italiana al comunismo, perché sono valori largamente condivisi anche da tante altre componenti ideologiche e culturali, dai cattolici, ai socialisti, ai liberali. Questo precisato, avevo solo sottolineato che ovunque è stato applicato, nella sua ortodossia, è stato applicato malissimo con risultati disastrosi. E non parlo solo della Romania – che ahimé l’ho vissuta sulla mia pelle. Non c’è un solo paese al mondo nel quale il comunismo non ha significato terrore, imposizioni, dittatura ed un malcontento generale del popolo.
Mi ripeto: tutti questi ideali in cui lei crede, ma che sono appunto ideali, sono giusti e condivisi da grande parte della gente; ma purtroppo non credo che il comunismo sia il contesto od il quadro politico più adeguato. E non metto in dubbio neanche il fatto che tra i comunisti ci sono anche persone valide e con idee del tutto rispettabili e oneste, ma parlo della loro concreta applicazione. Mi faccia lei un solo esempio, uno solo in cui il comunismo, e non generici ideali, ha prodotto veramente una società più giusta. Secondo me ha prodotto solo quello che le ho già raccontato.
Raoul Davolio
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