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Latina. La Pace non è una parola, è il compito infinito di ogni uomo. Antonio Nanni: «Ma i media rischiano di essere portatori di altre istanze»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Nanni, docente di Filosofia e Pedagogia, in occasione di un convegno sulla Pace tenuto presso i locali di Santa Domitilla. Un tema di grande attualità, ma in nome della real politik non rischia di essere soltanto una parola? «Io penso che la pace non sia una parola, ma un compito. Qualcosa di universale. In una società di conflitti, non solo armati, ma anche di simboli. In una società, come abbiamo visto ad Erba, fatta anche di persone che non riescono ad accettare la diversità e che diventano violenti, diventa importante convivere insieme senza farci del male». Bullismo e criminalità crescente rende primaria la necessità di un'educazione sociale delle nuove generazioni? Ed eventualmente a chi spetta il ruolo di educatore? «Sì, avete detto bene: educazione "sociale", i ragazzi devono capire cosa vuole dire stare in una società con un senso di responsabilità. Sul chi deve farlo, penso ad una rete, una rete di persone adulte che tutto preveda, dalla scuola alla famiglia, alle associazioni. Nessuno da solo ce la farebbe, nella società mediatica sono altri i modelli che vincono: bisogna rafforzare dal basso il potere educativo». E i media sono fuori dal processo educativo? Ormai sono troppo "corrotti"? «Credo che bisogna educare "ai" media. Al fatto che i media, consapevoli del loro potere, non possono fare quel che vogliono».

Diana A. Harja

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