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Latina. Vedi alla voce Lussuria. Un "vizio" furtivo, vergognoso, imbarazzato. Ma che per Hobbes, e non solo per lui, ha una valenza sacra
Qualche anno fa io, Elisabetta Rizzo, Marco Battistini, Alessandro
Lampasi - e non mi ricordo se c'erano pure Daniele Maughelli, Tommaso
Del Franco ed Umberto Tacconi - abbiamo messo su un'associazione
culturale – da statuto doveva studiare e diffondere la cultura
liberale – che si chiamava "Lou Salomè". Non siamo andati oltre
lo statuto, quello fu il primo e l'unico incontro.
Il nostro logo, fummo così incoscienti da buttare pure i soldi
per un progetto grafico e per la carta intestata, era mutuato
dalla celebre fotografia di Lou Salomè con la frusta in mano
con Niezsche e Paul Ree.
Sembravamo un'associazione
sadomaso, e cosa c'entrasse esattamente lei con il pensiero liberale
è una domanda che nessuno dei presenti mi fece, né per la verità
mi ero posto nemmeno il problema: a Latina ti puoi permettere questo ed altro.
Ora, per quanto ci si reputi di larghe vedute, la lussuria ha cattiva fama.
Lo scrive Simon Blackburn, uno che insegna Filosofia a Cambridge, in un libro che,
guarda caso, si chiama proprio "Lussuria".
«È la vergogna, la pecora nera della famiglia, il cugino sciamannato e cialtrone
di amore e amicizia sinceri, vive nel quartiere sbagliato, sgomita rozzo in troppa
parte della nostra vita, arrossisce in pubblico».
Noi sorridiamo "agli innamorati che si tengono per mano nel parco, ma storciamo il naso
se danno sfogo alla loro lussuria tra i cespugli. L'amore ha il plauso del mondo.
La lussuria è furtiva, vergognosa e imbarazzata. L'amore persegue l'amore dell'altro
con autocontrollo, cura, ragione e pazienza. La lussuria cerca solo la sua gratificazione,
a capofitto, insofferente a qualsiasi controllo, incurante della ragione. L'amore
prospera col dialogo a lume di candela. La lussuria si realizza indifferentemente
in un portone o in un taxi e il suo lessico è costituito da grugniti e suoni
animaleschi". Ma l'amore dura, la lussuria nausea. L'amore cresce col tempo,
con la conoscenza, con la verità, con la fiducia. Vivere con la lussuria
è come vivere incatenati ad un pazzo. Con queste premesse, sembra paradossale
cercare di difendere la lussuria, ma il compito del saggio di Blackburn è proprio
questo: rimuovere un po' del fango che la ricopre, sottrarla al vizio
per consegnarla alla virtù. Blackburn si avvale delle intuizioni
di alcuni dei grandi conoscitori della natura umana per arrivare con incisività
al cuore del problema.
La demonizzazione del sesso è consegnata ad Agostino, che si è cimentato nella più
alta ed autorevole condanna, già dal pensiero greco: Pitagora, Ippocrate e Platone
vedevano nella dispersione del seme uno svuotamento, pericoloso, di energia.
Diogene pensava che il sesso si risolvesse al meglio con la
masturbazione, la via più comoda, e sappiamo quanto gli stoici diffidassero delle emozioni
e i cristiani dei piaceri della carne.
«Tommaso caratterizza regolarmente il rapporto coniugale con un lessico che include immunditia o sozzura,
macula o macchia, foeditas o vergogna, turpitudo o turpitudine e ignominia o disonore.
Si esprime anche in termini di depravazione, malattia (morbus) e corruzione e il matrimonio
non è di per se stesso un rimedio ai mali che impedisce: fornicazione, masturbazione,
bestialità.
Hobbes ha dato una lettura unitiva e fortemente positiva dell'unione sessuale. Nel suo pessimismo, Schopenauer non vedeva nella
lussuria che un'occasione per renderci ridicoli e per David Hume cedere al desiderio
è "il più scusabile dei peccati", "a motivo della grandezza della tentazione".
Insomma, altro che "peccato mortale", la lussuria è una raffinata forma di umana
vitalità.
Allora, è tutto a posto. L'unità di Hobbes si può realizzare. Non è facile.
«Ma non è impossibile. E quando ricordiamo la lunga scia di crimini umani che sono scaturiti
dall'averla capita male, vale sicuramente la pena di averla capita bene».
Mauro Cascio
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