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Latina. Arte sumerica, arte romanica. Per Adelphi il saggio di Jurgis Baltruisaitis. La storia di una fortissima carica espressiva...
In Arte sumerica, arte romanica, Baltruisaitis inizia il suo grandioso percorso di ricerca di costanti espressive, dall’arte orientale all’arte occidentale. Ci troviamo sulla stessa direttrice di Formations, deformations (Flammarion 1986, Adelphi 2005), ma in questo testo vediamo lo snodarsi di un percorso in cui le composizioni di personaggi e animali diventano, progressivamente, cifre astrattive e moduli di una fantasia libera. Baltruisaitis coniuga un forte apparato iconografico con una prudente ma efficace vena iconologia, sotto il segno di concordanze tecniche.
I due concetti cardine sono sicuramente la simmetria e l’ornamento, attraverso cui le figure si regolarizzano e, allo stesso tempo, producono giochi di profondità e intreccio. Si osserva una certa filiazione di tecniche, come il modello a x (col quale avvengono gli sdoppiamenti delle composizioni, in virtù del collegamento all’asse di rotazione) o l’uso della curva, che indicano la rinascita di uno stile sumerico, i cui motivi sembrano potersi adattare, secondo un accordo interno, alle rappresentazioni romaniche. Il ripetersi dei moduli compositivi non è un elemento di distonia ma, “al contrario… una forza feconda nel contrasto fra l’uniformità delle linee e la varietà dei temi” (p.16). Ad esempio, uno dei motivi più antichi dell’Asia Minore, l’aquila araldica emblema di Ningirsu, riappare dopo molti secoli sia nella Spagna musulmana, a Medina-Az-Zahra, sia sul portale di San Michele a Pavia. Sulla base di queste analogie e concordanze, l’arte romanica ha costruito una rete di sopravvivenze, che ha arricchito le sue dinamiche storiche. Questo fenomeno, Baltruisaitis lo chiama “dialettica delle metamorfosi” (p.108), e nasce da un nuovo concatenarsi delle forme ereditate, non per accoglienza passiva, ma per ripresa dei procedimenti e dei repertori. Baltruisaitis si affida, dunque, ad una serie di fattori eterogenei per motivare l’inesausta carica espressiva e la straordinaria vivacità dell’arte romanica.
Luca Viglialoro
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