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Latina. Mettiamo le ali. Piero Marrazzo: «Il capoluogo pontino ha le carte in regola. Ma verifichiamo la rete infrastrutturale e le aerovie»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Piero Marrazzo, presidente della Regione Lazio. Si parla in queste settimane dell'aeroporto di Latina come una possibilità importante di sviluppo dell'intera provincia. Qual è la fattibilità reale di questo progetto e quale la vera intenzione della Regione, oltre la dichiarazione di intenti? «Noi stiamo lavorando ad un piano della mobilità che prevede anche una capacità di saper verificare quelle che sono le opportunità concrete dei cosiddetti aeroporti low cost, quelli che sono in grado di attirare quella che ormai è una forte fetta di mercato. Poiché noi abbiamo una riduzione dei voli su Ciampino, poiché riteniamo che ci possa essere uno sviluppo, stiamo studiando la fattibilità. Sicuramente Latina non solo ha le carte in regola ma è la soluzione più competitiva. Vanno verificate alcune cose. Da un lato una politica infrastrutturale che possa facilitare i trasporti tra Latina e Roma. E su questo stiamo lavorando e penso che l'asse intermodale possa essere una grande risposta sia su ferro che su gomma. L'altra cosa è verificare la capacità delle aerovie (cioè gli spazi aerei controllati per assicurare una certa tolleranza nella navigazione dei velivoli, ndA). Però c'è questa concreta possibilità e penso che in tempi medi si dia una risposta». Ma se la Regione sembra aprire a Latina non altrettanto si può dire sul governo nazionale... «Noi stiamo facendo tutto collaborando con le istituzioni nazionali. Siamo favorevoli allo sviluppo aeroportuale al di fuori di Roma, dobbiamo però verificarne la fattibilità. Quindi io dico: Ciani sta lavorando bene, vediamo come va avanti. Ancora non possiamo dire nulla, non possiamo dare una risposta definitiva». Ed il rapporto con Comune e Provincia? Ricucito? «Noi lavoriamo sempre con le istituzioni locali, sperando che le istituzioni locali abbiano la sensibilità di rispondere sempre con la stessa attenzione».

Diana A. Harja