Venerdì 02/05/2025 
Parvapolis
categorie
Home page
Appuntamenti
Cronaca
Cultura
Economia
Politica
Sport


Parvapolis >> Cultura

Roma. L'Autobus di Stalin. Antonio Pennacchi: «Non credo esistano concetti difficili. Esiste soltanto un modo confuso di esporli...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Antonio Pennacchi. Il suo "L'Autobus di Stalin" è diventata una piece, al Teatro dell'Orologio fino a domenica, con la regia e l'interpretazione di Clemente Pernarella. Come ci si sente? «Uno è contento, emozionato e teso. Uno vede il proprio testo alla prova del nove con il pubblico. Anche perché era un testo che io non ho fatto come teatro, doveva essere un saggio. Quando Clemente me lo propose io gli risposi: ma tu sei matto, sai che palle che gli fai alla gente. Invece poi lui è stato bravissimo, è stato eccezionale: sette applausi a scena aperta, la gente che rideva e quindi una materia dolorosa noi siamo riusciti a trattarla esattamente come nel mio intendimento. Con il linguaggio dei bar, come si parla normalmente. Perché questo fa parte di tutto il mio lavoro di scrittore: anche quando parlo di cose difficili, devo parlare in maniera semplice così che tutta la gente possa capire. Quando la gente parla in modo difficile è perché non vuole fare capire agli altri. Ma non esistono concetti difficili. Esiste solo un modo confuso di esporli. Io quando scrivo, scrivo sempre per i miei compagni della Fulgorcavi. Il risultato mi pare estremamente eloquente. È chiaro che è politicamente scorretto un testo del genere. In un mondo in cui bisogna fare i soldi e basta. Dove sin da piccolo ti dicono: se non fai i soldi non conti un cazzo. Il mio discorso è tutto un altro, un discorso basato sull'uguaglianza». La cosiddetta coscienza civile... «Che è una cosa che si costruisce tutti insieme e nel tempo. Io faccio questo mestiere. Scrivo». Una grande originalità declinare un qualcosa, come il comunismo, che ormai per tutti appartiene al passato, con il presente, con l'attualità... «Certo. Io quando dico in giro che sono stalinista lo dico per provocare. Lo so pur'io che è successo qualche cosa che non andava. Il problema di fondo è che permane una situazione di forte disuguaglianza che urla vendetta di fronte al cosmo. Noi siamo tutti uguali. Ed anche se c'è stato il crollo del comunismo nei paesi dell'Est il problema resta. L'uomo non per questo è condannato per tutta l'eternità a vivere sfruttato e diseguale».

Claudio Ruggiero

 Riproduci il filmato oppure procedi con il download.

PocketPC visualization by Panservice