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Latina. Una piccola rivoluzione liberale. Giuseppe Di Rubbo: «Su questo siamo stati pionieri. Il Centrodestra pontino ha anticipato Bersani...»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Giuseppe Di Rubbo, assessore al Lavoro e Sviluppo del Comune di Latina. Si è parlato molto nei giorni scorsi del decreto Bersani e delle liberalizzazioni; abbiamo scoperto che l'economia italiana era soffocata da barbieri, benzinai, taxisti... «Sì, io da convinto liberista, esponente di un partito, Forza Italia, che fa delle liberalizzazioni una bandiera, sono ovviamente favorevole. Le misure adottate potevano però essere adottate con interventi comunali. Noi a Latina con i benzinai ci siamo dotati di un piano che prevede l'apertura di nuovi distributori in città, con l'eliminazione di distributori pericolosi nel centro della città. Abbiamo fatto sì poi che il benzinaio potesse vendere accessori e che potesse dotarsi di un bar o un punto ristoro. E questo nel 2003. Stesso discorso per le edicole. Abbiamo rilasciato nuove autorizzazioni, liberando il mercato. Abbiamo eliminato le distanze tra barbieri e parrucchieri, con le commissioni relative. La stessa cosa abbiamo fatto con le estetiste e con i bar. Abbiamo eliminato l'obbligo di chiusura infrasettimanale. Abbiamo liberalizzato anche gli orari di lavoro, sono anni che i nostri esercizi sono aperti anche la domenica. Cose che l'amministrazione poteva fare e che ha fatto per aprire il mercato. Anche il nostro Pil è cresciuto, secondo lo studio dell'Istituto Tagliacarne, di oltre il 4%: il risultato di un lavoro lungo e complesso. Quindi, ben venga Bersani, ben venga il centrosinistra che si vuole atteggiare come liberale». Resta che il governo, per essere davvero liberale, avrebbe dovuto fare qualcosa di più... «Lo credo anch'io. Il Paese, a livello nazionale, ha bisogno di ben altre liberalizzazioni. Io sarei partito dalle assicurazioni, dai trasporti, dalle società derivate, da servizi come l'Enel o la telefonia. Questi sono gli interventi prioritari e non barbieri e taxisti che si possono risolvere con una buona politica locale».

Elisabetta Rizzo

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