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Latina. Fenomenologia della sfiga, un contributo alla scienza. Un semiserio approccio epistemologico, dalla cultura liberal a Peppe Petrocchi
Secondo Daniele Maughelli il progetto liberale legato alla Lou Salomè fallì per colpa del marchio, del logo. Questa donna angelica con la frusta, questa meravigliosa creatura che si legò a Nietzsche in una liaison dangereuse, ritratta in foto in un carrettino con Paul Ree. «Forse il rischio di liberarci da ogni pregiudizio sessuale, legato inconsciamente a quel logo, ha fatto fallire, sempre incosciamente, il progetto liberale», dice Maughelli. Vedi te a volte che scherzi ti tira st'inconscio.
Maughelli non lo sa, ma la sfiga ha le sue regole, la sua manifestazione obbedisce a leggi matematiche. Il suo studio spetta alla fisica, non alle lettere o all'antropologia culturale. A ParvapoliS, il quotidiano che è noto per essere il sito d'informazione più seguito della provincia, abbiamo tentato un approccio fenomenologico, su una vecchia collaboratrice. La chiameremo qui xxxx. In effetti il suo nome è di quattro lettere. La nostra attenzione epistemologica si attivò il giorno in cui xxxx mi citofonò. Così disse. Nessuno la sentì. Non funzionava il citofono, comunicò lei col fiatone. Si era fatte le scale tutte di corsa, bloccati due ascensori su due. Il campanello della redazione, notammo poi, emise un suono spettrale, acuto, non il tradizionale, e rassicurante, dlin dlon. «Che strano rapporto hai con la tecnologia», osservò qualcuno. Poi le si offrì un caffé. Alla macchinetta Illy. Non è che manco questo fai funzionare? Osservò qualcuno. Non quello di prima, un altro. Incosciente. Lei ficcò la monetina per sfida. Scese il beccuccio. Lei sorrise soddisfatta. Ma il beccuccio si arrestò a metà. Poi sbrofonchiò del vapore, come se tossisse. Due o tre volte. Infine si rialzò. Non una goccia di caffé. Il nastro passò alla cialda successiva. Nella tazzina solo zucchero. E un po' d'acqua calda. Così ci provai io. Monetina. Bicchierino. Zucchero. Pulsante. Beccuccio giù e caffé. Tutto regolare. Io giravo lo zucchero tutto soddisfatto. «A xxxx, oggi non è la tua giornata». Lei tutta incazzata, alza il dito e soffia: "Mauro, non starai mica insinuando che...". Ecco, vi giuro, sembra fatto apposta, ma proprio sul "che", sarà stato il tono minaccioso, sarà stato il dito alzato, mi si rompe la cinghia di un totem che portavo a tracolla, il tubo mi cade a terra, il caffé mi cade di mano e va tutto sul tubo. La macchia è ancora visibile, conservo il tubo come una reliquia, come omaggio aposteriori alla Scienza. Siamo rimasti zitti per almeno quindici minuti. Qualcuno dei presenti si toccò ma a me pareva brutto. Da allora abbiamo meticolosamente studiato i suoi movimenti. Un approccio realmente fenomenologico, cioè un'accurata analisi di tutte le forme in cui la sfiga riesce a prendere corpo e sostanza. Ha comprato una macchina nuova, l'ha sfasciata due settimane dopo. Per poco non ci rimetteva la pelle. Ha un fratello che ha un'autofficina. Ci porto la mia di macchina, aveva dei problemi alla batteria. Mi telefona lei. «Ho sentito mio fratello, tutto a posto». La mattina alle 5 devo partire per Firenze. La mattina alle 5.20 mi trovo su via Piave, mia moglie al volante e io a spingere dietro. S'è anche sposata, xxxx, ha lasciato il marito una settimana dopo ed è ritornata dai suoi, in centro. A marzo dello scorso anno le è presa la febbre per Berlusconi e per Forza Italia. «Il miglior governo che abbiamo mai avuto». Mi comunicò la notizia della tragedia di Silvio che io stavo a Viterbo, in pizzeria, alla Taverna dei Priori, una delle poche eccezioni laziali all'Antica Littoria. Ha cominciato a tifare Latina, s'è comprata tutto di nerazzurro, pure l'intimo, aveva per casa i poster di Sciarretta, la domenica andava allo stadio e il Latina ha fatto la fine che ha fatto. Peccato che mio figlio ha cambiato sport, altrimenti me lo ritrovavo titolare. Poi s'è consolata con la Juventus. Un mito inossidabile. E la Juve deve ringraziare coi ceri, perché almeno esiste ancora. Ha preso un ufficio stampa, xxxx, è morto il titolare dell'azienda. Stava bello, fresco e pimpante fino al giorno prima dell'assunzione. Quella sera ha salutato tutti, bacetto alla moglie, carezza ai bambini e...
puff, si è spento nel sonno. Cioè, io non lo so se quando uno si spegne nel sonno fa puff. Resta che, puff o non puff, lo ha lasciato il cuore. Così. All'improvviso. Mi pare che qualcuno qui cominciò a consigliare di contattare un esorcista. Per riprendersi, lei ha cominciato una trasmissione in una tivvù locale. È andata in onda solo la prima puntata. Qui però nessuno ha indagato e non abbiamo capito cosa sia successo di preciso. La televisione, per onestà intellettuale, bisogna riconoscere che continua regolarmente le sue trasmissioni. Almeno apparentemente. Le ho lasciato in custodia la mia gatta, il suo cane se l'è sbranata. Ci sono rimasti solo i peli. Il mese scorso mi doveva fare una foto. Tutta agitata perché non le funzionava la macchinetta. «È normale», dicevo io. Ma come è normale, s'incazzava lei. Forse sono le batterie. M'ha tolto due stilo dagli orologi a muro. Una dal mio studio e l'altra dalla redazione. Niente, non ha dato segni di vita. Ha rimesso le batterie al loro posto. Un orologio è ripartito, l'altro no. Per fortuna non era l'orologio di Crowley, ma uno scemotto su cui non riuscivo nemmeno a leggere bene le lancette, altrimenti giuro che sfiga o non sfiga me la inchiappettavo. L'altro giorno mi fa: «Mauro, mannaggia, dovevo intervistare Andreotti. Ma porca miseria, lui s'è sentito male. È diventato bianco e lo hanno accompagnato fuori». Andreotti non lo sa, ma troppo bene gli è andata.
PS. Che poi da che mondo è mondo essere laici e liberali significa soprattutto essere mangiapreti. Ed uno legge con delusione l'intervista di Peppe Petrocchi a ParvapoliS. Peppe Petrocchi è quello che i cattolici chiamano "vescovo", mica un prete qualunque. Ebbene, Peppe dice
che a noi di ParvapoliS lui ci segue con simpatia. Ti rendi conto? Uno fa l'impossibile per metterseli contro e gli stai pure simpatico. E sì che la rubrica che curo su Il Territorio si chiama L'Antipatico. Ma fateme capi', mo a questo per stargli davvero sul cazzo come bisogna chiamarlo sto spazio? Il Bombarolo? Il guaio è che Peppe Petrocchi sta simpatico pure a me. È questa per un laico vero e sanguigno la vera catastrofe. Se poi non riesco a contenerla sta simpatia finisce che a Peppe lo invito per una birra all'Antica Littoria. Sai che figura ci faccio se accetta?
Mauro Cascio
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