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Latina. Democrazia Cristiana, tutti saltano sul carro degli eredi. Mauro Cutrufo snobba Pizza: «Nostri i valori di Alcide De Gasperi»

Davanti le Telecamere di ParvapoliS Mauro Cutrufo, vice segretario nazionale della Democrazia Cristiana per le Autonomie, a Latina in occasione dell'inaugurazione della sede comunale "Alcide De Gasperi", con Massimo Nardi, segretario regionale, Enrico Dellapietà e Giuseppe Pastore. In questi mesi abbiamo assistito ad una battaglia, anche legale, per l'uso del nome e del simbolo della vecchia Dc. Una sentenza della Magistratura del novembre 2006 riconosce solo nella DC di Giuseppe Pizza tale legittimità. Un fatto con cui deve fare i conti sia la formazione di Sandri, sia l'Udc, che usa il marchio, sia anche il vostro partito, che ne porta, abusivamente, il nome... «Noi non abbiamo litigato con nessuno. Giuseppe Pizza ha mosso questa causa. Noi non c'entriamo nulla. Anzi, invitiamo gli elettori a porre attenzione al nostro soggetto politico. A Latina e provincia in tanti ci stanno scegliendo, in piena condivisione del programma e dei valori espressi. C'è voglia di centro, a Latina come nel resto del Paese, e di quei valori che fanno parte di una parte importante della nostra storia e della nostra cultura. Nel nostro manifesto programmatico appare in primo piano l'esigenza di realizzare, secondo la definizione di De Gasperi, "un partito di cattolici, democratico, autonomistico ed europeo, ancorato ai valori del personalismo cristiano e di un'economia di mercato democraticamente regolato, con fini di giustizia sociale e di uscità dalla povertà e dal degrado di milioni di uomini, dentro e fuori l'Europa comunitaria"».
Un partito, il vostro, che a livello nazionale deve fare i conti anche con i limiti del governicchio attuale. Ampliamento della base Nato. Il governo si è spaccato, e abbiamo visto quello che si era sempre saputo e cioè che si è, in un settore importante come la politica estera, sotto scacco dei piccoli partitini della sinistra radicale. Che tipo di governo è quello di oggi? «Un governo sfiduciato, al senato si sono votati contro. Noi abbiamo detto va bene, loro hanno detto di no. Figuratevi: a favore di un loro ministro abbiamo dovuto votare noi. Paradossale». Cossiga, dimettendosi, ha anche lamentato la presenza dei senatori a vita. Figure quasi anacronostiche e comunque poco concordi con la nostra democrazia, che è una democrazia "rappresentativa". «Cossiga ha voluto fare questo gesto per sottolineare l'importanza di una riforma costituzionale che riguarda i senatori a vita».
Ma veniamo ai temi più squisitamente laici. Pacs, come si posiziona lei e il suo partito? «Noi abbiamo detto più volte che crediamo in una sola famiglia, indicata in costituzione. Quella famiglia che può fare, sola, quella cosa che serve in una unione, cioè procreare. Però abbiamo grande rispetto per tutti quei cittadini che non vogliono formare una famiglia ma vogliono regolamentati alcuni diritti. I diritti personali vanno salvaguardati». E per quanto riguarda l'eutanasia? «Un tema che io legherei al testamento biologico. Io sono contrario all'eutanasia, chiariamo. Ma sono con Martini sul concetto di aggressione terapeutica. Se ci sono persone che vivono solo con le macchine allora bisogna ragionare. Se è vero che è Dio che dà e toglie, questo bisogna rispettarlo». Per una ideologia liberale è importante l'autodeterminazione del singolo. Che cos'è per voi? «Una coscienza critica che si deve utilizzare, ma secondo le proprie conoscenze. Io molte cose non le lascerei al singolo, ma ai parlamentari». Ma perché un parlamento deve intervenire nella mia sfera privata? «Veda, il vostro ragionamento è condivisibile in parte. Vale anche per un giovane di 16 anni o per una casalinga 50enne con la quinta elementare? Come possiamo immaginare che tutti siano in grado di autodeterminarsi? Non è così. C'è un ordine etico delle cose, che non è solo immanente ma anche trascendente. Noi abbiamo un grande rispetto per la dignità dell'uomo. E casi come questi devono essere discussi in parlamento con la massima serietà e la massima attenzione».

Elisabetta Rizzo

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