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Latina. I vandali e la bonifica. Pennacchi: «Quei ponti non sono pericolosi nemmeno per gli assessori ubriachi dopo le cene elettorali»

Pare che Genserico, il capo dei Vandali, quando nel 455 d.C. saccheggiò Roma, decise di interrompere, abbattendoli, tutti gli acquedotti romani perché “minacciavano la sicurezza” delle sue strade. Dice: “Ma quello era un barbaro”. Vero. E difatti a Veltroni, a Roma, non è che sia mai venuto in mente di mandare le ruspe comunali ad abbattere quel poco che Genserico aveva pure lasciato degli antichi e vetusti acquedotti romani. A Latina invece sì. L’assessore ai lavori pubblici Di Girolamo sostiene difatti (LatinaOggi 3/2/2007) che “l’abbattimento dei ponti di bonifica è indispensabile per poter offrire maggiore sicurezza”, non essendo altro “se non vere e proprie barriere di pericolo” per gli automobilisti: “Lavori necessari per mettere in sicurezza le strade”. Ora però si dà il caso che – a memoria d’uomo, in più di 70 anni – quei ponti non abbiano fatto mai male a una mosca. Neanche uno straccio di assessore ubriaco, al ritorno da una cena elettorale, è mai riuscito ad andarci a sbattere addosso. Neanche volendo. La gente difatti si ammazza agli incroci, oppure perché va forte. Ma quelle – le interpoderali – sono strade costruite e progettate per il traffico locale e agricolo, ci debbono passare i trattori, non è Vallelunga. La strada Santa Croce ha 4 metri di carreggiata, e le spallette dei ponti stanno a 1 metro e 30. Nemmeno se ti ci vuoi suicidare, ci puoi riuscire. Ma se lui pretende, con 4 metri di carreggiata, di volertici far correre a 100 all’ora – in mezzo alla campagna ed ai trattori – allora è lui che si deve far ricoverare. Metti il limite di velocità. Oppure allarga la carreggiata. Ma non andare a rompere i coglioni ai muretti in pietra viva, con bauletto di cemento, dei ponti di bonifica. Che male t’hanno fatto? Quelli – insieme alle fasce frangivento e al celeste dei “poderi” Onc – hanno costituito per settant’anni il panorama storico pontino, l’unica Storia nostra, la scansione geometrica dello stesso inconscio collettivo: l’archetipo. Le ruspe che tu mandi addosso ai ponti – ruspe che per il momento ho l’onore di avere fermato (forse la cosa più bella che ho fatto in vita mia, forse l’unica – molto più dei libri tradotti all’estero – di cui mio padre sarebbe fiero) – è come se davvero Veltroni le mandasse addosso ai Fori, o al Colosseo. E questa è la giunta del sindaco Zaccheo – Capitan Littoria, secondo lui – difensore del mito e della fondazione? Mai come adesso il mito è stato calpestato – tradito – con gli attacchi non solo ai ponti, ma ai poderi, agli eucalipti, alle fasce frangivento e a tutto quanto. Ma questi per davvero credono che la fondazione sia solo Palazzo Emme? Hanno fatto e fanno più danno loro – alla fondazione e alla memoria storica – che tutti gli anni di Democrazia Cristiana messi insieme. Ma davvero manco i talebani, manco i comunisti. Che il Dio dell’Agro Pontino ci liberi al più presto da tale dissennata amministrazione.
(L’unico effetto pratico di questo abbattimento dei muretti dei ponti e ricostruzione ex novo in cemento armato e guardrail – in assenza di un contestuale e sostanzioso ampliamento di carreggiata, di cui però non c’è traccia – sembra proprio solo quello di far lavorare le imprese, mettendo in circolo denaro pubblico su cui qualcuno (ossia i tecnici, i progettisti e i costruttori naturalmente, mica i politici) possa poi giustamente lucrare. Mica è con la storia e la cultura che si mangia.)

Antonio Pennacchi


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