Parvapolis >> Politica
Latina. Forza Italia e le grandi sfide laiche. Benedetto Della Vedova (Riformatori Liberali): «Non diventi un partito confessionale»
«Forza Italia non deve e non può connotarsi come un partito che sulle questioni
dell’innovazione sociale, anziché farsi forte, come oggi, di un’articolazione di posizioni
diverse, riconduca la propria posizione ad una matrice unicamente confessionale».
Sui grandi temi etici sul tappeto in questi giorni interviene Benedetto Della Vedova,
deputato di Forza Italia e presidente dei Riformatori Liberali, la formazione
di orientamento radicale che non ha seguito Capezzone, Pannella, e Rita Bernardini,
ed Emma Bonino, nell'avventura a sinistra con la Rosa Nel Pugno.
«La tradizione è tale - ed è viva - proprio perché rispecchia l’evoluzione spontanea
della cultura, del costume e delle istituzioni sociali, e non perché esprime, secondo un
tradizionalismo ottocentesco, una tavola dei valori fissa e sempre "minacciata" dal cambiamento.
Ad esempio, noi oggi difendiamo giustamente contro l’estremismo fondamentalista
l’uguaglianza e la libertà delle donne come una parte irrinunciabile e decisiva della nostra
identità occidentale, iscritta nella cultura giudaico-cristiana. Ma questa uguaglianza
e libertà costituisce una conquista recente della nostra tradizione e recentissima nel
nostro paese. Il diritto di famiglia che ha affrancato le donne dalla subordinazione
giuridica e morale alle figure maschili ha, in Italia, poco più di 30 anni. E la
famiglia che noi oggi difendiamo come nucleo dell’organizzazione sociale ha connotati
del tutto diversi e spesso opposti a quelli della famiglia patriarcale di 50 anni fa.
Allo stesso modo, appartiene alla nostra tradizione (dirò di più: proprio alla
tradizione giudaico-cristiana e alla sua evoluzione) anche il fatto che le
relazioni omosessuali siano uscite dal ghetto della discriminazione giuridica e
della riprovazione morale, per divenire (sia pure con molte resistenze) socialmente
accettate come forme di amore, e non come espressioni di una esecrabile "deviazione"
personale. Il riconoscimento giuridico delle coppie omosessuali risponde, dunque,
all’evoluzione della nostra tradizione, non ad una "macchinazione" contro di essa».
Elisabetta Rizzo
|